Firenze. Torna a splendere un’opera di Ortensia Fedeli, pittrice del Seicento ritrovata

Il dipinto di una donna, scoperto e recuperato grazie all’impegno delle donne, contribuisce a comprendere il ruolo svolto dalla componente femminile nella società e nella storia, anche all’interno dei conventi.

Dopo un accurato restauro, finanziato da tre donatrici statunitensi, torna a splendere a Villa La Quiete la lunetta della pittrice Ortensia Fedeli, raffigurante “Sant’Agata portata in cielo dagli Angeli”: scoperta nei depositi dell’antico convento delle Montalve, il cui ricco patrimonio artistico è custodito e valorizzato dal Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino (SMA), l’opera è stata riconosciuta dalla storica dell’arte Unifi Donatella Pegazzano come l’unico dipinto finora noto dell’artista fiorentina del Seicento.

L’opera è stata presentata oggi in un evento a Villa La Quiete, a cui hanno partecipato la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci, il presidente del Sistema Museale di Ateneo Marco Benvenuti, e la console generale USA a Firenze Ragini Gupta. Erano presenti anche la restauratrice Rossella Lari, che ha operato sotto la direzione della Soprintendenza, e le mecenati Suzanne Frank, Kathryn Murphy Burke e Kate Wilson, che hanno effettuato la loro elargizione con il supporto dell’associazione Friends of Florence.

Il dipinto, databile fra il secondo e il terzo decennio del Seicento, ritrae la martire Sant’Agata, considerata una delle protettrici delle donne che hanno sofferto di malattie al seno o di quelle che hanno subito violenze e maltrattamenti. Ortensia Fedeli, abile colorista, era monaca presso il monastero camaldolese di Sant’Agata in via San Gallo, luogo dal quale il dipinto proviene. Era nata a Firenze nel 1569 e di lei si ricordano anche la conoscenza del greco, del latino e della musica: molto indizi portano a credere che abbia imparato a dipingere dal celebre pittore Jacopo Ligozzi, veronese di origine ma fiorentino di adozione. Ortensia produsse opere a soggetto sacro, di cui sopravvive solo la lunetta restaurata, e dipinti a soggetto naturalistico, operando sempre all’interno del convento, dove, oltre alla pittura si praticavano la musica, la poesia e si rappresentavano drammi sacri. Anche per questo l’evento odierno si è chiuso con una lettura scenica delle “Rime per Sant’Agata” di Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del celebre artista (adattamento di Teresa Megale e Donatella Pegazzano). A recitarle Stefania Stefanin, attrice della compagnia teatrale universitaria “Binario di Scambio”.

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