“Dalle persone alle cose: le collezioni ebraiche deportate e il ruolo dello stato” agli Uffizi per la Giornata della Memoria

Centinaia di migliaia di opere d’arte trafugate dai nazisti durante gli anni della seconda Guerra Mondiale: è questo il triste bilancio di intere collezioni ebraiche, letteralmente deportate, strappate a famiglie e sinagoghe mentre si destinavano i legittimi proprietari a morire nei campi di concentramento. Dopo l’appello dello scorso anno del direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, affinché nel mondo i governi facciano di più, istituendo “commissioni che si impegnino attivamente” nel recupero dei beni sottratti, seguendo l’esempio virtuoso dell’Italia con il Nucleo di Tutela dei Carabinieri, il museo fiorentino approfondirà il tema con la mattinata di studio che si terrà venerdì 24 gennaio nell’Auditorium Vasari degli Uffizi sul tema: “Dalle persone alle cose: le collezioni ebraiche deportate e il ruolo dello Stato”.

Sono trascorsi 75 anni dal 27 gennaio 1945, quando i cancelli del lager di Auschwitz si aprirono mostrando al mondo intero non solo i sopravvissuti e testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati dai nazisti contro i dissidenti, le minoranze etniche, i vinti, e soprattutto il popolo ebraico.

A distanza di venti anni da quando è stata istituita la Giornata della Memoria in Italia, agli Uffizi, qualche giorno in anticipo, se ne celebra il quinto anniversario e iniziative come la giornata di studio del 24 gennaio rappresentano un momento di confronto rivolto non solo alla cittadinanza, ma anche e principalmente alle scuole di Firenze.

Si tratta di un percorso coerente – spiega Claudio Di Benedetto, curatore dell’iniziativa insieme al direttore Schmidt – L’incontro di venerdì rappresenterà la quinta tessera di un mosaico che stiamo formando. L’intento è quello di comporre un quadro di vicende legate all’arte attraverso protagonisti dentro e fuori della comunità ebraica”.

Si parlerà non soltanto di opere come il dipinto di Silvestro Lega trafugato dai nazisti e mai recuperato, ma anche di storie di successi, come la raccolta artistica di Moisé Supino frammentata in differenti collezioni ma per fortuna mai dispersa del tutto.

Questi incontri – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidtsono momenti importanti di approfondimento e confronto, ma fin da quando sono stati concepiti l’intento non è stato quello di rivolgersi ad un pubblico di settore. Vogliamo parlare a tutti, soprattutto ai giovani, perché è importante che loro sappiano e possano riflettere. È importante commemorare le vittime della Shoah e soprattutto è fondamentale ricordare queste pagine nere di Storia, ancora così vicine a noi, per capirne i meccanismi e impedire che aberrazioni simili possano accadere in futuro. Quando guardo qualche opera recuperata dai carabinieri e ingiustamente razziata dai nazisti, vedo sempre gli sguardi di tantissime famiglie, di intere comunità ingiustamente derubate, che si sono posati nei secoli su queste collezioni. Recuperando le opere, la memoria delle persone sterminate esce dal buio”.

 

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