Alchemy di Pollock in anteprima a Firenze al Laboratorio di restauro dell’Opificio

Anteprima fiorentina per “Alchemy” opera manifesto di Jackson Pollock, datata 1947, che segna il suo passaggio dall’astrattismo e all’uso tradizionale del cavalletto al “dripping”o “pouring” che con lo sgocciolamento della pittura sulla superficie della tela stesa a terra rivoluzionerà l’arte moderna. L’opera, uno dei più importanti sia dell’intera produzione dell’artista che della Collezione Peggy Guggenheim, sarà in mostra eccezionalmente presso i Laboratori di Restauro dell’Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso, da sabato 7 a domenica 8 febbraio, solo su appuntamento, grazie all’organizzazione dell’Associazione Amici dell’Opificio,( per prenotazioni, fino al 6 febbraio tel. 055.6425440). E’ dal 2013 infatti che la Fondazione Solomon R. Guggenheim ha avviato un progetto si studio sulla tecnica di esecuzione e dei materiali utilizzati nella realizzazione delle dieci opere di Pollock presenti in collezione, opere che appartengono al periodo 1942-1947 in cui Peggy intuì il talento dell’artista e decise di offrirgli un contratto nella sua galleria “Art of This Century”.Sin dall’inizio l’Opificio delle Pietre Dure è stato coinvolto nell’esame analitico dei dipinti e nella scelta delle indagini scientifiche preliminari coordinate dai dipartimenti di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim, dal Museo Solomon R. Guggenheim di Ney York, dall’Opificio e da altri istituti di ricerca che rappresentano una rete di eccellenza nel campo della diagnostica per i Beni Culturali in Italia. In un secondo momento l’opera è stata trasferita a Firenze per continuare lo studio e l’intervento di restauro. La complessa superficie pittorica costituita da diversi strati di smalto, resina alchidica e colori a olio, sabbia e sassolini, dal forte rilievo tridimensionale e caratterizzata da schizzi e sgocciolamenti è stata sottoposta ad intervento di pulitura per rimuovere lo sporco che con gli anni si era accumulato compromettendo la qualità estetica del dipinto, rendendo opaci i colori, in tutto 19 e diminuendo la percezione della tridimensionalità. Dopo la sosta fiorentina l’opera è attesa a Venezia presso la sede della Fondazione Guggenheim per la mostra scientifica che gli è stata dedicata, dal titolo “Alchimia di Jackson Pollock: viaggio all’interno della materia” che sarà inaugurata il 14 febbraio a cura di Roberto Bellucci e Luciano Pensabene Buemi in cui l’opera verrà esposta senza la teca protettiva e con un grande apparato multimediale e strumenti interattivi, documenti e oggetti storici provenienti dalla Pollock-Krasner House and Study Center di Long Island. Grazie alle ricerche svolte verranno presentate notizie inedite sull’artista e sul suo lavoro, capace di utilizzare materiali tradizionali con l’uso di tecniche totalmente anticonvenzionali.

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