A Signa “Raffaello in luce lorenese”, in mostra la copia della Madonna del Granduca di Palazzo Pitti

L’opera ottocentesca protagonista dell’esposizione allestita in occasione del 500° anniversario della morte del pittore urbinate. Schmidt: “Rafforziamo il vincolo culturale tra gli Uffizi e il territorio nel segno del Granducato lorenese”.

La copia ottocentesca della Madonna del Granduca, di proprietà degli Uffizi, assoluta protagonista, a Signa, di una Festa della Toscana dedicata al Granducato e di un’esposizione nel 500° anniversario della morte di Raffaello. La copia realizzata da Antonio Meucci arricchita da un supporto didascalico e illustrativo offrirà ai visitatori, a partire da oggi fino all’8 dicembre, spunti e approfondimenti su un periodo storico che intreccia le sorti di Signa con l’Austria e Firenze.

La Madonna del Granduca è uno dei dipinti più celebri di Raffaello e una delle immagini identitarie della Galleria Palatina, il museo che custodisce il più alto numero al mondo di dipinti su tela e tavola del pittore urbinate. Il quadro fu dipinto da Raffaello durante il suo soggiorno a Firenze tra il 1504 e il 1508, quando in città Michelangelo, Leonardo e fra Bartolomeo stavano creando i loro capolavori. Il celebre dipinto, la cui committenza e provenienza sono ignote, prende il nome dal granduca Ferdinando III di Lorena (1769 – 1824), che ne autorizzò da Vienna l’acquisto tra l’autunno 1799 e l’inverno 1800. La famiglia granducale vi fu particolarmente affezionata: al ritorno della corte in città fu infatti esposta nelle stanze private di Palazzo Pitti e il Granduca permetteva di mostrarla in pubblico solo quando era assente da Firenze. Dal 1882 l’opera fu collocata nella Sala di Saturno dove è, ancora oggi, esposta.

La copia del dipinto, oltre a suscitare un particolare interesse artistico, riveste un ancor più importante significato storico. Significativa è l’iscrizione riportata sul retro del dipinto: “Antonio Meucci Fece. L’anno. 1805”. Non certo un anonimo copista, ma una figura che in quegli anni rivestiva incarichi di rilievo nella gestione delle collezioni granducali. Con ogni probabilità l’opera venne realizzata a Vienna ed è possibile pensare che il Granduca decise di lasciare a Pitti almeno una copia del capolavoro di Raffaello, in un momento in cui tutte le opere del maestro urbinate rischiavano di essere portate a Parigi dai francesi.

Un periodo, quello granducale, che a Signa ha rappresentato il progressivo affermarsi dell’industria dei cappelli di paglia e un forte sviluppo di ogni attività economica che porterà ben presto accanto al nome di Signa la definizione di “Industre onor del tosco regno”.

In onore dei Lorena – spiega Giampiero Fossi, sindaco di Signavennero dedicati dipinti e luoghi di culto a San Giuseppe dimostrando il rapporto positivo da subito instauratosi fra la casa regnante e la popolazione locale”.

Sottolinea l’importanza del legame con il territorio Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi per il quale “l’arte che custodiamo non è patrimonio esclusivo della città di Firenze, ma ha profondi legami con tutto il territorio toscano e tutta l’Europa considerando che la Madonna del Granduca fu acquistata da Ferdinando III di Asburgo-Lorena e la volle con sé a Vienna. Cogliamo l’occasione per salutare anche Stefan Brandstätter, sindaco di Oberdrauburg, giunto dalla Carinzia per celebrare con noi il ruolo che gli Asburgo-Lorena ebbero per la Toscana, per l’Europa e per il mondo”.

Maurizio Catolfi, capo divisione Sicurezza delle Gallerie degli Uffizi e presidente dell’associazione Scambi Internazionali di Signa in occasione della festa di gemellaggio con Oberdrauburg e del 17° mercatino di Natale ha proposto l’evento culturale per arricchire la manifestazione. “L’opera del Meucci – precisa Catolfi – riveste un importante significato storico: la sua genesi pare infatti legarsi con le vicende relative alle spoliazioni napoleoniche”. Infine, per Chiara Pagni, presidente del Rotary Club Bisenzio Le Signe: “L’arte è pura conoscenza e aiuta ciascuno di noi a non essere gestito solo dalla volontà, ma a vivere anche le emozioni più profonde e recondite”.

 

 

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