Da domani arriva nelle sale ” Il Peccato” Il furore di Michelangelo di Andrei Konchalovsky

Domani  il regista  russo riceverà in Palazzo Vecchio, dalla Vicesindaca del Comune di Firenze, Cristina Giachi, le Chiavi della Città.La sera sarà ospite al cinema Principe per salutare il pubblico in sala

 Il Peccato – Il furore di Michelangelo è il nuovo film del regista russo Andrei Konchalovsky che racconta Michelangelo Buonarroti come non si era mai visto. E’ una grande co-produzione russo-italiana (Andrei Konchalovsky Studios, Jean Vigo Italia e Rai Cinema) che va d indagare la vita di un artista inarrivabile ma soprattutto l’uomo, in perenne ricerca, in lotta con i potenti del tempo, con la propria famiglia e con se stesso.

Il Peccato Foto Andrea De Fusco

Regista di fama internazionale e due volte Leone d’Argento a Venezia, Konchalovsky mostra l’umanità più profonda dell’artista, attraverso i suoi dissidi, le sue debolezze e i suoi demoni interiori, rivelando un Michelangelo inedito, autentico, sorprendente, lontano dall’immagine iconica e patinata, con la quale è stato spesso ritratto, dal cinema e dalla tv.

Alberto Testone Il Peccato foto di Andrea De Fusco

Il film è stato girato nel 2017, in buona parte in Toscana, alle cave di marmo di Carrara e in altre location, tra cui Firenze, Bagno a Ripoli, Arezzo, Monte San Savino, Montepulciano, il castello Malaspina di Massa, il castello di Poppi e il castello di Fosdinovo. Le riprese sono andate avanti per 14 settimane. A sostenere la produzione, Toscana Film Commission, nell’ambito del programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema.

Andrei Konchalovsky Backstage Il Peccato foto di Sasha Gusov

Andrei Konchalovsky sarà presente a Firenze il giorno dell’uscita in sala del film, domani : alle ore 12.00 riceverà le Chiavi della Città dalle mani della Vicesindaca, Cristina Giachi; alle ore 20.00 sarà invece ospite al cinema Principe, per salutare il pubblico in sala, introdotto dalla giornalista Elisabetta Vagaggini (biglietti in prevendita alla cassa del cinema e su www.staseraalcinema.it).

A Casa Buonarroti “Michelangelo e i Medici attraverso le carte dell’Archivio Buonarroti”

Nel 2019 Firenze celebra non soltanto il quinto Centenario della morte di Leonardo da Vinci ma anche i cinquecento anni dalla nascita del duca Cosimo I de’Medici, (Firenze 1519 – 1574) e di Caterina de’Medici, Regina di Francia (Firenze 1519 – Blois, 1589). Alle varie iniziative predisposte per celebrare la ricorrenza congiunta, promosse dal Comune di Firenze col concorso delle maggiori istituzioni culturali fiorentine, la Fondazione Buonarroti partecipa con un suo progetto che privilegia il ricchissimo archivio della famiglia Buonarroti ed, in particolare, i documenti michelangioleschi di eccezionale importanza che vi sono conservati.
Le carte, pressochè sconosciute al grande pubblico, consentono infatti di seguire, come ben sanno gli studiosi, le varie tappe della lunga e operosa vita del sommo artista, morto a Roma nel 1564 all’età eccezionale per i suoi tempi, di ottantanove anni. Il rapporto con i Medici iniziò con la protezione accordata da Lorenzo il Magnifico al giovane Michelangelo che realizzò per lui i due rilievi della Madonna della Scala e della Battaglia dei Centauri, rimasti alla famiglia, in Casa Buonarroti, dopo la morte del committente nel 1492. Continuò poi nel secolo seguente, con incarichi prestigiosi come la commissione della facciata della chiesa di San Lorenzo (1516-1520) da parte del figlio di Lorenzo, il cardinal Giovanni, divenuto papa Leone X nel 1513.
Il pontefice delegò ben presto al cugino Giulio de’Medici, cardinale di Santa Romana Chiesa e suo Vicecancelliere, i rapporti con Michelangelo per i lavori nel complesso monumentale di San Lorenzo, che gli premevano particolarmente, ma di cui non vide la fine per il sopraggiungere della morte, nel 1521. Divenuto papa due anni dopo, col nome di Clemente VII, Giulio ne raccolse l’eredità, riprendendo ad occuparsene personalmente, senza miglior fortuna, considerata l’entità e la contemporaneità delle imprese, rimaste incompiute alla sua morte, nel settembre del 1534, quando l’artista lasciò per sempre Firenze per stabilirsi a Roma. Diversi documenti in mostra, attestano rapporti diretti del Medici col Buonarroti, come la lettera indirizzatagli il 23 dicembre del 1525, con una postilla di mano del papa: “Tu sai che li pontefici non vivon molto; et noi non potremo, più che facciamo, desiderare vedere, o almeno intendere, essere finite la cappella con le sepulture delli nostri et anche la libreria“. 
Nella maggior parte dei casi, però, vennero impiegati intermediari quali Domenico Buoninsegni e Giovan Francesco Fattucci, incaricati di seguire i lavori per la facciata, la costruzione della Sagrestia Nuova, destinata ad accogliere le spoglie mortali di Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449 – 1492) e Giuliano suo fratello (Firenze 1453 – 1478) e dei duchi prematuramente scomparsi Giuliano, figlio del Magnifico (Firenze 1479 – 1516) e Lorenzo, suo nipote e figlio di Piero il Fatuo (Firenze, 1492 – 1519) e la realizzazione della Biblioteca Laurenziana, compiuta solo molti anni dopo, in età cosimiana.
Alla progettazione della facciata si riferiscono alcuni disegni di Michelangelo e un grandioso modello ligneo, esposto in Casa Buonarroti e diversi documenti scelti per l’esposizione, fra cui i contratti con i cavatori di marmi sulle Alpi Apuane, e il documento, fra i Ricordi, in data 10 marzo 1520, che sancisce l’abbandono dell’impresa voluto da Leone X, con il riepilogo di quanto percepito da parte dell’artista. La Sagrestia Nuova impegnò notevolmente Michelangelo dagli anni venti fino al 1534, con un’interruzione dei lavori dovuta alla cacciata dei Medici e all’avvento della seconda Repubblica, come risulta dalle carte d’archivio, in parte esposte. Rimase incompiuta alla morte di Clemente VII e venne completata soltanto molti anni dopo al pari della Libreria Laurenziana, che doveva dare una degna sede alla ricca collezione medicea di incunaboli e manoscritti. Della complessa progettazione di questo edificio monumentale, annesso alla basilica di San Lorenzo, resta testimonianza nel carteggio scambiato con Michelangelo.
Un altro capitolo, documentato da un ricco carteggio, riguarda Cosimo I de’Medici, duca di Firenze che, per un decennio, tentò invano di convincere l’anziano e riottoso artista a far ritorno in patria, accontentandosi infine, a malincuore, di servirsene a distanza. Gli chiese infatti pareri, disegni e modelli per il completamento della scala del Ricetto della Libreria Laurenziana, la progettazione di San Giovanni dei Fiorentini, e la trasformazione del Palazzo della Signoria in residenza ducale, Michelangelo si rifiutò sempre di lasciare l’Urbe, adducendo a scuse l’età avanzata e l’obbligo morale e materiale della cura della Fabbrica di San Pietro.
L‘artista venne interpellato anche dalla figlia di Lorenzo, duca d’Urbino, Caterina, sposata nel 1533 ad Enrico II di Valois, delfino di Francia, e rimasta nel 1559 vedova di lui, ch’era divenuto re di Francia. Il desiderio di celebrare il consorte con un monumento equestre in bronzo su disegno di Michelangelo si sarebbe realizzato solo parzialmente, ad opera di Daniele da Volterra. Restano due lettere della sovrana a Michelangelo e altre di suoi emissari, esposte in mostra. Nel 1563 Michelangelo fu nominato, dal duca Lorenzo, capo della neonata Accademia delle Arti del Disegno. Sarebbe morto l’anno seguente, il 18 febbraio, a Roma, nella sua Casa di Macel de’Corvi, dopo aver invano chiamato al suo capezzale il nipote Leonardo di Buonarroto, suo erede universale, con una lettera di Daniele da Volterra, in mostra, da lui coofirmata, con mano malferma, il 14 febbraio del 1564.
Firenze, Museo della Casa Buonarroti
Biglietto d’ingresso
€ 6.50 intero; € 4.50 gruppi e scuole di ogni ordine e grado
Orario di apertura della mostra e del museo
10.00-17.00; chiuso il martedì
su prenotazione, aperture straordinarie fuori orario per gruppi
informazioni
Casa Buonarroti, via Ghibellina, 70, Firenze, tel +39 055 241 752; fax + 39 055 241 698

“…che stia nella loggia” il parere di Leonardo sul David di Michelangelo nella celebre disputa del 1504

E’ il 25 gennaio del 1504, mentre Michelangelo sta finendo di scolpire il David, l’Opera di Santa Maria del Fiore, che gli ha commissionato la celebre scultura per il Duomo di Firenze, convoca i maggiori artisti fiorentini del tempo, tra cui Leonardo da Vinci, perché esprimano un parere riguardo al luogo più adatto dove collocare il “gigante”, così allora era chiamata la statua del Buonarroti.

L’acceso dibattito sarà registrato in un verbale che, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo, l’Opera di Santa Maria del Fiore ha deciso di esporre in pubblico e dove si potranno leggere i pareri di Leonardo e degli altri grandi artisti presenti a quella riunione, tra cui: Botticelli, Perugino, Filippino Lippi, Andrea della Robbia, Antonio e Giuliano da Sangallo, Piero di Cosimo, Il Cronaca, Lorenzo di Credi e Francesco Granacci.

Si tratta di “un documento eccezionale di una stagione fiorentina irripetibile” afferma Antonio Natali, curatore dell’esposizione.  Il verbale, conservato nell’Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore, è stato esposto solo una volta prima d’ora, 80 anni fa, nelle mostre leonardiane del 1939 a Milano. Il prezioso documento sarà in mostra nel Museo dell’Opera del Duomo, nella Sala della Pietà di Michelangelo, dal 12 settembre al 3 novembre 2019, proprio dove, cinque secoli fa, fu realizzato il David, ovvero l’antica sede dell’Opera in Piazza Duomo, progettata da Filippo Brunelleschi.

Il verbale, che comprende più carte raccolte in un volume, sarà visibile aperto sulle pagine con il parere di Leonardo da Vinci. Le altre pagine, non essendo possibile presentarle in originale, saranno visibili in fac simile accompagnate da una trascrizione che renderà accessibile a tutti la lettura. Completerà l’esposizione un video (realizzato da Art Media Studio) che mostrerà le varie collocazioni proposte per il David durante la riunione del 1504 e la ricostruzione del trasferimento dalle stanze dell’antica sede dell’Opera in Piazza Duomo fino a Palazzo Vecchio.

“Con questa piccola impresa, non ho inteso – com’è da sempre mio costume – secondare l’abusata mitologia di due nomi grandi – spiega Antonio Natali nel catalogo della mostra.  Ho pensato, piuttosto, fosse il caso d’offrire alla riflessione comune un’immagine vivida di Firenze nel decennio d’esordio del Cinquecento, al tempo cioè del governo della Repubblica di Pier Soderini (1502-1512). Tempo d’irripetibili dignità e fierezza”.

 

Il 16 agosto del 1501 gli Operai di Santa Maria del Fiore e i Consoli dell’Arte della Lana danno incarico al giovane Michelangelo di condurre a termine una colossale statua d’uomo per il Duomo di Firenze, lasciata incompiuta da Agostino di Duccio nell’antica sede dell’Opera in Piazza Duomo. Definiscono quella figura “gigante” senza specificarne l’identità. La commissione a Michelangelo è parte di un programma che prevede 12 colossali sculture da posizionare su altrettanti contrafforti della Cattedrale. Due anni e mezzo dopo, mentre Michelangelo sta finendo di scolpire il “gigante”, il governo della città chiede all’Opera di Santa Maria del Fiore di convocare una riunione, con i massimi artisti e intellettuali fiorentini del tempo, per valutare una nuova collocazione. Due sono le posizioni proposte dal governo di Firenze, attraverso l’araldo Francesco Filarete: l’arengario del Palazzo della Signoria oppure il centro del cortile di Michelozzo, al posto del David bronzeo di Donatello. Tra queste due posizioni, precisa l’araldo, sarebbe consigliabile di porre il gigante di Michelangelo al posto della Giuditta: “Primo perché l’eroina biblica è simbolo di morte, secondo perché non è pertinente a una città che nelle sue insegne abbia la croce e il giglio, e poi perché non è bello esibire una donna che uccida un uomo, ma soprattutto perché la Giuditta donatelliana è un simulacro che ha portato sfortuna: da quando c’è la sua effigie sulla piazza le cose per Firenze sono andate sempre peggio, fino alla perdita di Pisa”. Seguono i pareri dei presenti alla riunione, tra questi Sandro Botticelli e Cosimo Rosselli, favorevoli per una sistemazione sulle scale del sagrato del Duomo. Sarà per primo Giuliano da Sangallo a proporre la Loggia dei Signori, nell’arco di mezzo, in una posizione arretrata in modo che sia possibile girargli attorno e vederla da tutti i lati. Da architetto Sangallo evidenzia che è meglio esporre la scultura in un luogo riparato e non alle intemperie, essendo di un marmo imperfetto e quindi fragile. “A molti dei convenuti a quell’incontro il giudizio di Giuliano da Sangallo, scrive Antonio Natali, suonò a tal segno saggio e illuminato da convincerli a una condivisione risoluta. Leonardo incluso; il cui parere – a leggere le carte – fu conciso e quasi appiattito sull’ipotesi di Giuliano”. “Io confermo – dice Leonardo – che stia nella loggia dove à detto Giuliano in su el muricciuolo dove s’appichano le spalliere allato al muro chon ornamento decente et in modo non guasti le cerimonie delli ufficii”. Terminata la riunione, sarà il governo di Firenze a decidere la posizione del David sull’arengario di Palazzo Vecchio, dando seguito presumibilmente a una decisione che era già stata presa prima.

In occasione della mostra è stato  pubblicato un catalogo, per le edizioni Mandragora, a cura di Antonio Natali con le introduzioni del cardinale Giuseppe Betori e del presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore Luca Bagnoli; trascrizioni di Lorenzo Fabbri e Giuseppe Giari; testi di Antonio Natali, Lorenzo Fabbri, Rita Filardi e Timothy Verdon.

Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

Piazza Duomo 9

11 settembre – 3 novembre 2019

Aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 19.00

Chiuso il primo martedì del mese

Biglietto unico per visitare il Museo e gli altri monumenti

del Duomo di Firenze, 18,00 euro

https://www.ilgrandemuseodelduomo.it/

L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio vince l’Oscar delle mostre, il Global Fine Art Awards

L’esposizione forlivese del 2018 “L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio” ha  vinto l’Oscar delle mostre nella sua categoria (Best Renaissance, Baroque, Old Masters, Dynasties – Group or Theme) a livello mondiale. Il 12 marzo, a New York, il Coordinatore generale delle Grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Gianfranco Brunelli, hanno ricevuto il più alto riconoscimento: il Fifth Global Fine Art Awards:  94 gli eventi artistici selezionati, provenienti da 6 continenti, 49 città e 31 paesi di tutto il mondo.

Un riconoscimento che va alla speciale qualità della mostra e al lavoro svolto in questi 14 anni dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in collaborazione con il Comune di Forlì. Nella sua categoria “Best Renaissance, Baroque, Old Masters, Dynasties – Group or Theme” la mostra forlivese è arrivata prima superando il County Museum of Art (LACMA) di Los Angeles, il Metropolitan Museum of Art di New York, Palazzo Pitti di Firenze e l’Hermitage di Amsterdam. 14 i riconoscimenti complessivamente conferiti nelle diverse categorie, alla presenza di 120 invitati d’onore.

Il prestigioso premio conferma la qualità e il valore delle grandi mostre forlivesi a livello mondiale, proprio mentre ai Musei San Domenico di Forlì è attualmente in corso la nuova retrospettiva dedicata all’arte italiana dell’Ottocento nel periodo tra l’Unità d’Italia e la Grande Guerra. La mostra “Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini” sarà visitabile sino al 16 giugno 2019 ed è la quattordicesima mostra organizzata sempre dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.

Il Global Fine Art Awardsè un concorso internazionale d’arte che dal 2014 premia le mostre d’arte e le rassegne culturali più innovative e rilevanti dell’anno attraverso una giuria internazionale di curatori e storici dell’arte.La mission del programma GFAA è quella di sviluppare interesse e passione per le belle arti e di promuoverne il ruolo educativo nella società. Lo scopo è quello di elevare l’importanza e la pertinenza delle belle arti nel mondo di oggi: economicamente, socialmente e culturalmente.

“Celebrare grandi mostre – Considerate quanto duramente i professionisti museali lavorano per concepire e organizzare le loro mostre temporanee e le installazioni di arte e design, e anche quanti soldi spendono le loro istituzioni per allestirle e promuoverle. Ora chiedetevi: come si possono celebrare i migliori di questi progetti, dopo che le luci si sono spente e le opere in prestito sono tornate a casa? … Stranamente, in un mondo brulicante di cerimonie di premiazione per ogni evento culturale apparentemente possibile, non esiste un programma che riconosca tali mostre. Fortunatamente, questa stimata squadra ha iniziato a creare i Global Fine Arts Awards.” Peter Trippi, Comitato consultivo GFAA e giudice emerito.

 

Firenze. Nuova illuminazione per la Sagrestia Nuova di Michelangelo Buonarroti

Si apre un nuovo capitolo nella fruizione della Sagrestia di Michelangelo Buonarroti nel Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, grazie a un progetto di illuminazione, manutenzione e restauro promosso dai Musei del Bargello in partnership con Lottomatica, che è storicamente impegnata nella valorizzazione del patrimonio artistico italiano.I maggiori storici dell’arte hanno evidenziato come architettura, scultura e uso della luce naturale siano profondamente connesse nell’arte di Michelangelo. Capolavoro del rinascimento italiano, la Sagrestia Nuova di San Lorenzo è esemplare di come l’artista fiorentino lavorasse sulle fonti luminose: Michelangelo infatti oltre ai gruppi scultorei e alle decorazioni ha progettato anche l’edificio, con le finestre sui vari ordini architettonici, e la lanterna della cupola.

L’illuminazione progettata da Michelangelo era funzionale alla comprensione del percorso simbolico e narrativo ideato dallo stesso artista, in particolare per le sue splendide sculture: ma le condizioni di luce risultavano mutate. Grazie alle nuove tecnologie e a un sapiente uso della luce, è stata realizzata una nuova illuminazione che evoca, dopo oltre tre secoli, le condizioni luminose vicine a quelle create da Michelangelo per la Sagrestia Nuova.

Il progetto è stato eseguito dallo storico dell’arte e restauratore Antonio Forcellino, cui si deve anche un’attenta pulitura della Madonna col Bambino e dei Santi Cosma e Damiano, e dal maestro delle luci Mario Nanni, con la collaborazione della dottoressa Monica Bietti, storico dell’arte Responsabile del Museo delle Cappelle Medicee, e dell’architetto Maria Cristina Valenti Responsabile tecnico dei Musei del Bargello.

Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello spiega che «la collaborazione con Lottomatica ha permesso ai Musei del Bargello di completare un progetto biennale di manutenzione delle tombe Medicee e la realizzazione della nuova illuminazione della Sagrestia. La costante cura e la tutela delle opere d’arte sono obiettivi primari dei nostri Musei. Sono inoltre grata a Lottomatica per aver contribuito anche ad ideare un nuovo sistema di illuminazione per la stanza segreta di Michelangelo, che consentirà, in futuro, di poter ammirare in sicurezza gli affascinanti disegni che vi si conservano».

«Sosteniamo da sempre progetti nell’interesse della collettività – ha dichiarato Fabio Cairoli, AD di Lottomatica. In ogni iniziativa cerchiamo di condividere e raccontare i valori alla base della nostra idea di crescita, come l’innovazione tecnologica, l’inclusione sociale e la valorizzazione culturale. Realizzare un restauro della luce significa sviluppare un approfondito lavoro di ricerca storico-artistica, oggi possibile grazie alle più innovative tecniche di illuminazione. Per questo motivo abbiamo voluto promuovere il restauro, per far riscoprire, con una nuova luce, il meraviglioso lavoro di Michelangelo».

Un restauro della luce come nuova frontiera, che testimonia un’evoluzione nella tutela dei beni culturali: alla conservazione e al restauro si affianca anche una sensibilità filologica alle condizioni di fruizione e quindi all’interpretazione delle opere del nostro passato.

“Michelangelo e la Firenze Medicea” di Vincenzo Arnone , sabato 9 lo spettacolo in Sala d’Arme a Palazzo Vecchio

L’evento teatrale Michelangelo e la Firenze Medicea si terrà sabato 9 febbraio alle ore 20.45, nell’ambito della Festa della toscana 2018, con la compartecipazione della Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana e la collaborazione della Presidente della Commissione Cultura del Comune di Firenze Maria Federica Giuliani, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio con ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti.

L’evento è a cura dell’Accademia Teatrale di Firenze diretta da Pietro Bartolini, con le immagini immersive realizzate in collaborazione con il team diretto dal Professore Massimo Bergamasco, Marcello Carrozzino e Chiara Evangelista, Istituto TeCIP della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

L’opera teatrale, scritta dal drammaturgo Vincenzo Arnone, per la regia di Pietro Bartolini, inquadra il periodo della storia fiorentina e italiana che va dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento. Protagonista assoluta è la Firenze dei Medici. L’autore immagina l’artista anziano Michelangelo ed il giovane Vasari in un fitto dialogo in cui viene rievocata la loro passata esperienza a Firenze, in particolare il periodo in cui Michelangelo frequentava la casa Medici e la celebre Accademia Platonica istituita da Marsilio Ficino su commissione di Cosimo I de Medici, Accademia che ebbe una grande influenza sullo stesso Vasari.

Attraverso il dialogo fra Michelangelo e Vasari si aprono quadri scenici in cui vengono rievocati i maggiori artisti operanti a Firenze tra la fine del 400 e il ‘500. Tutti esprimono un grande desiderio di rinnovamento, partecipano con entusiasmo alla fioritura della cultura rinascimentale nella straordinaria e irripetibile esperienza della Firenze dei Medici.

Centro propulsivo del rinnovamento è l’Accademia Platonica, dove si riunivano gli artisti, letterati, filosofi, in vivaci serate conviviali per discutere i vari aspetti dell’arte, della filosofia, della teologia. L’importanza di questa istituzione per tutta la cultura europea viene raccontata attraverso le parole degli attori che di volta in volta rappresentano i vari personaggi tinteggiandone i tratti salienti e recitando estratti delle loro opere. I giovani attori della compagnia dell’Accademia Teatrale di Firenze interpretano quindi Michelangelo, Vasari, Botticelli, Simonetta Vespucci e altri artisti dell’epoca. Il pubblico potrà conoscere un periodo storico così fecondo e importante che ha trasmesso alle generazioni successive un patrimonio di valori civili e spirituali che hanno influenzato in modo rilevante la cultura europea e poi tutta la cultura occidentale.

Lo spettacolo è reso particolarmente coinvolgente da una colonna sonora originale e da sistemi di videoproiezioni multiple elaborate per l’occasione con speciali contributi delle immagini in 3D della Firenze Medicea della BBC Studios inglese e l’utilizzo delle nuove tecnologie di visualizzazione del Laboratorio PERCRO della Scuola Superiore sant’Anna di Pisa diretto dal Professore Massimo Bergamasco. La realizzazione dello spettacolo rientra nelle attività di un progetto attivo da tre anni sulle applicazioni della Realtà Virtuale alle arti performative, che già nelle due precedenti edizioni della Festa della Toscana ha portato alla realizzazione di spettacoli innovativi: Savonarola (2017) di V. Arnone e La Duchessa di Albany (2018) di Pietro Bartolini, eventi rappresentati utilizzando un sistema di video mapping che ha dato al pubblico la sensazione di essere immersi in ambientazioni scenografiche suggestive che hanno reso la Sala D’Arme di Palazzo Vecchio un palcoscenico virtuale.

Questo evento fa dunque parte di un programma più ampio di ricerca sulle tecnologie per la performance e la pedagogia teatrale (che include la recitazione in ambienti virtuali con virtual humans, avatar e robots, la realizzazione di supporti tecnologici per la didattica e l’utilizzo di scenografie immersive) condotto dall’Accademia Teatrale di Firenze e dal Laboratorio PERCRO dell’Istituto TeCIP della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, i cui risultati verranno presentati nell’ambito della V edizione del META-Meeting delle Accademie Teatrali Europee al Teatro della Pergola nel Luglio prossimo attraverso uno spettacolo innovativo ad alta tecnologia diretto da Pietro Bartolini e da Massimo Bergamasco con il team del Sant’Anna e dell’Accademia Teatrale di Firenze. Michelangelo è uno spettacolo singolare che fonde tecnologia e tradizione sulla scia delle innovazioni che la Scuola Superiore Sant’Anna sta creando in Toscana con il programma Industria 4.0.

Info: segreteria.accademiateatrale@gmail.com

 

Firenze. La scomparsa di Pina Ragionieri Presidente della Fondazione Casa Buonarroti e grande studiosa del “divino” Michelangelo

La notte del 16 gennaio 2019 la Presidente della Fondazione Casa Buonarroti Pina Sergi Ragionieri è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari, degli amici e di quanti hanno avuto il privilegio di lavorare con lei nel suo Direttorato del Museo di Casa Buonarroti. In lei,come ben sa chi l’ha conosciuta, le doti di umanità e di simpatia si univano a quelle di fine intellettuale, appassionata di musica e di letteratura, e di studiosa della vita e dell’opera
del “divino” Michelangelo.

Era nata a Firenze il 23 febbraio del 1926. Laureata in filologia moderna italiana, con Attilio Momigliano, all’Università di Firenze, ebbe a collaborare a quotidiani e a riviste scrivendo su argomenti di letteratura italiana contemporanea (da Corrado Alvaro a Giuseppe Dessì), di anglistica, di arte e di costume. Diede inizio alla sua attività di critica militante scrivendo giovanissima sul “Ponte” di Piero Calamandrei e sul “Belfagor” di Luigi Russo, e collaborando attivamente alla storica  “terza pagina” del “Nuovo Corriere” diretto dal grande scrittore e giornalista Romano Bilenchi, e poi a “Paese Sera”, l’Unità”, “Rinascita”.

Per oltre venti anni (1954-1975) ha svolto la sua attività presso la Casa Editrice Sansoni di Firenze, per la quale ha curato e diretto tra l’altro collane di grandi classici italiani e stranieri, e ha tradotto opere dei massimi narratori inglesi e americani, tra cui Henry Fielding (Tom Jones), Herman Melville (Moby Dick), Henry James (Portrait of a
Lady, The Golden Bowl, quest’ultimo in prima e unica traduzione italiana). Ha organizzato importanti eventi culturali fiorentini, tra i quali l’ormai storico  Centenario Brunelleschiano del 1977 e, negli anni 80 del secolo scorso, le notissime Mostre Medicee del 1980, le celebrazioni raffaellesche, il grande congresso archeologico dedicato all’arte e alla storia etrusche (1983).

Dal 1984 al 2016 ha diretto la Fondazione Casa Buonarroti di Firenze, operando nel senso di evidenziarne l’identità più vera, di struttura che non è soltanto museo, ma anche luogo di studio e di ricerca, aperto a una politica di scambi culturali con l’Italia e con l’estero. Ha tra l’altro portato a compimento, con un lavoro di anni, il riallestimento del Museo della Casa Buonarroti, così che opere e oggetti d’arte sono tornati a collocazioni
basate sullo studio di antichi inventari e sulla storia stessa della famiglia. Con la sua gestione, la Casa Buonarroti ha ottenuto successo di pubblico e rinomanza internazionale anche per le ormai ben note mostre temporanee che si svolgono a scadenza annuale all’interno del Museo, e che sono volte soprattutto a mettere a fuoco aspetti della personalità di Michelangelo e momenti della storia della famiglia Buonarroti (cui è stato da lei dedicato nel 2018 il ciclo di conferenze intitolato Padroni di Casa); ha inoltre firmato apprezzate mostre di promozione in Italia e all’estero. In data 8 aprile 1997 è stata insignita, con decreto del Presidente della Repubblica Italiana, di medaglia d’oro e diploma di prima classe quale benemerita nel campo della cultura e dell’arte.

Ha partecipato in via ufficiale, con una mostra (Williamsburg, VA) e due conferenze (Williamsburg e Washington) all’Anno della cultura italiana organizzato nel 2013 negli Stati Uniti dall’Ambasciata d’Italia a Washington. Già Consigliere del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Casa Buonarroti, ne è divenuta Presidente nel 2016.Tra le sue pubblicazioni più recenti vanno menzionate la Guida Electa della Casa Buonarroti (1997 prima edizione, ristampata nel 2018 dalla Silvana Editoriale); I bozzetti michelangioleschi della Casa Buonarroti (2000); il saggio “Seicento fiorentino e affetto della memoria in un romanzo di Luciano Berti” sulla rivista “La Nuova Antologia” (2000); Michelangelo tra Firenze e Roma, catalogo della mostra (2003); Michelangelo: l’arte, gli affetti (2006), definito dalla critica “un piccolo classico”, ripubblicato anche come quaderno di FMR; Il volto di Michelangelo, catalogo della mostra (2008); Michelangelo. The Man and the Myth, catalogo della mostra (2008); Michelangelo. I due lottatori (2010); Leonardo e Michelangelo, Capolavori della grafica e studi romani, in collaborazione con Pietro C. Marani, catalogo della mostra (2011); Michelangelo. Il piccolo crocifisso ligneo della Casa Buonarroti (2011), Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni della Casa Buonarroti, catalogo della mostra (2012); Il primato del disegno. Sedici disegni di Michelangelo dalla Casa Buonarroti, Catalogo della mostra (2017); Michelangelo. Capolavori ritrovati, catalogo della mostra (2017). Uscirà postuma, per i tipi di Polistampa, la sua ultima fatica, dal titolo Col passare degli anni. Saggi e Memorie.

Il mondo di Konchalovsky per IL PECCATO, kolossal su Michelangelo, in mostra al Musei CARMI a Carrara

In attesa dell’uscita nei cinema, il Michelangelo di Andrei Konchalovsky torna a  Carrara al Museo CARMI Museo Carrara e Michelangelo a Villa Fabbricotti, con una selezione di elementi scenici de IL PECCATO  per svelare in anteprima la grandiosità del mondo ricreato dal maestro Konchalovsky nel suo kolossal d’autore su Michelangelo. La nuova sede museale ospiterà alcuni dei costumi creati per il film insieme ad oggetti di scena: gli attrezzi da lavoro che l’uomo a quattro anime fabbricava da sé e che sono stati disegnati, progettati e realizzati artigianalmente perché avessero un aspetto autenticamente grezzo. Faranno da corredo 18 immagini di backstage  tratte dall’ampio reportage fotografico che il celebre fotografo russo Sasha Gusov ha realizzato durante le riprese.
Prodotto dalla Fondazione Andrei Konchalovsky per il sostegno al Cinema e alle Arti Sceniche e Jean Vigo Italia con Rai Cinema, con il contributo dell’imprenditore russo e filantropo Alisher Usmanov, produttore generale, IL PECCATO è una coproduzione russo-italiana ad alto budget che segna un passo importante nella collaborazione artistica fra i due paesi.

Konchalovsky ha sempre sostenuto che i protagonisti del film fossero due, “Michelangelo e gli uomini di Carrara, che hanno esattamente la stessa importanza e la stessa dignità”. E quindi per le numerose scene in cava, ha cercato proprio fra la gente di Carrara attori e figuranti che quelle montagne le vivevano per davvero, che avessero il marmo nel sangue e la cava nel volto. D’altra parte, il Marmo ha un posto speciale nella storia visto che per il regista il cuore del film era proprio il “senso di Michelangelo per il marmo”, il rapporto dell’artista con la materia. Recentemente nominato Cavaliere della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella, Andrei Konchalovsky – che ha firmato anche la sceneggiatura del film – ripercorre alcuni dei momenti della vita di Michelangelo, fuori dai canoni del biopic vero e proprio, rivelando l’ umanità più profonda del genio del Rinascimento, con lo sguardo originale ed il talento immaginifico che connota le opere del grande regista, Leone d’Argento a Venezia nel 2016 con “Paradise” e nel 2014 con “Le notti bianche del postino”.“Quello che vorrei trasmettere non è solo l’essenza della figura di Michelangelo, ma anche sapori e odori di quell’epoca carica di ispirazione e bellezza, ma anche di momenti sanguinosi e spietati” – ha sottolineato Konchalovsky – “E quello che mi ha spinto è stata la voglia di raccontare al mondo, e ai giovani di oggi che hanno la memoria corta, la grandezza della figura di Michelangelo”.

IL PECCATO è scritto e diretto da Andrei Konchalovsky, prodotto da Andrei Konchalovsky Studios e Jean Vigo Italia con Rai Cinema.

Michelangelo (nella foto) è interpretato da Alberto Testone.

Michelangelo and the Ideal Body, una mostra al National Museum of Western Art di Tokyo

La mostra Michelangelo and the Ideal Body,  fino al 24 settembre, ideata da Ludovica Sebregondi, e curata da Ludovica Sebregondi con l’archeologo Takashi IIzuka, è organizzata dal National Museum of Western Art di Tokyo , NMWA, disegnato da Le Corbusier nel 1959, unico museo nazionale interamente dedicato all’arte occidentale in un paese non occidentale, insieme a NHK, la televisione pubblica giapponese, NHK Promotions, il quotidiano Yomiuri Shimbun e MondoMostre.

L’idea dell’esposizione nasce – anche in vista delle Olimpiadi del 2020 che si terranno appunto a Tokyo – dal fondamentale rapporto tra Michelangelo e la rappresentazione del corpo maschile. Michelangelo: l’artista rinascimentale che pone come fulcro della sua ricerca la figura maschile nuda e che, giovanissimo, si avvicina alle opere dell’Antichità grazie allo studio delle raccolte conservate nel Giardino di San Marco della famiglia Medici a cui attinge per la creazione di capolavori moderni.Michelangelo ricerca un ideale estetico, che sia anche etico, in cui si racchiuda il pensiero greco della kalokagathia, l’ideale di perfezione fisica e morale dell’uomo. E dunque in mostra i capolavori dell’artista dialogano sia con le opere del mondo classico, con i suoi ideali di perfezione, seguendo le fondamentali regole del canone di Policleto, sia con quelle della successiva etàellenistica, in cui si sottolineano le espressioni e i sentimenti dell’uomo reale.

A Michelangelo, si giunge gradualmente, preparati da un percorso di oltre settanta opere che nella prima sezione illustra le raffigurazioni delle diverse età dell’uomo attraverso opere fondamentali eseguite nelle diverse tecniche e nelle differenti tipologie: opere di pittura (affreschi e tavole), scultura (in marmo, bronzo, terracotta invetriata), disegni, incisioni, maioliche, vasi greci e piatti rinascimentali. In mostra si percorrono così le età dell’Uomo attraverso la “Bellezza infantile ed efebica”, “La perfezione del volto”, “Atleti e guerrieri”, “Dei ed eroi” seguendo l’evoluzione dei principi di bellezza maschile in un dialogo stretto e continuo fra Antico e Rinascimento.
La bellezza infantile è una bellezza tenera, rappresentata in antico da Eros, frutto dell’unione tra Afrodite, dea dell’amore, e Ares, dio della guerra, secondo un mito che prese piede in età ellenistica. Un’immagine, quella dell’Eros alato, che diventò un tipo canonico e ispirò molte rappresentazioni del Cupido romano e, molto più tardi, dei cherubini e dei putti rinascimentali. La bellezza si immedesimò anche nei cosiddetti “spiritelli” del Rinascimento, figure di fanciullini alati che rappresentavano per il mondo antico il soffio vitale che anima il corpo umano, secondo la concezione elaborata da Aristotele. La bellezza innocente è proposta anche dalle figure di Gesù Bambino, diffusissime nell’arte occidentale. Gli efebi erano nell’Antico i giovani di 18-20 anni, al primo livello dell’arruolamento di leva, e l’efebia sanciva l’uscita dall’infanzia. Col tempo il termine è però passato a indicare un ragazzo giovane (i cosiddetti paides di 12-18 anni) dalla grazia delicata, quasi femminea, un adolescente. Un’avvenenza priva di sessualità, la stessa che ha poi contraddistinto gli angeli del mondo cristiano e taluni santi. Un momento di passaggio cruciale nella formazione dell’uomo adulto.

La “Perfezione del volto” illustra come nel Rinascimento gli artisti abbiano creato un’immagine ideale di bellezza maschile, di cui Cristo era visto come la quintessenza secondo il Salmo 45, 3, un
verso che si trova spesso come iscrizione sulle immagini cristologiche rinascimentali: «Preciosus forma prae filiis hominum» (Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo). Un riferimento, dunque, al tema della somiglianza dell’uomo a Dio (Genesi 1, 26), che era stata offuscata dal Peccato originale
e che si rinnova nella figura di Cristo. Altri volti di santi o condottieri sono riconducibili all’ideale antico. In epoca greca arcaica e classica, l’arte esprime un ideale di bellezza astratta e assoluta: gli atleti vengono rappresentati nella gloria della vittoria o nel momento della tensione fisica e dell’agone, testimoniando anche del successo, presso i Romani, dei giochi gladiatori. Dal periodo ellenistico gli artisti sperimentarono – oltre alle posture classiche – anche posizioni nuove, rappresentando figure che si muovevano più liberamente nello spazio, con posizioni enfatiche, teste e corpi dalle torsioni più dinamiche e il corpo umano viene spesso raffigurato nella foga della battaglia. In mostra si segue una narrazione che illustra come i canoni di bellezza maschili si siano adeguati ai tempi: figure diafane ed efebiche si sono alternate, o affiancate, a giganti muscolosi e potenti capaci di trasmettere ideali di forza e protezione. I canoni policletei, governati dall’armonia, sono sempre comunque rimasti un imprescindibile punto di riferimento. Tutto attraverso opere di artisti come Andrea del Castagno, Mariotto Albertinelli, Andrea e Giovanni della Robbia, Baccio Bandinelli, Mino da Fiesole, Giovan Angelo da Montorsoli, Il Moderno, per citare solo quelli rinascimentali.

La seconda sezione è dedicata a “Michelangelo: ideali di bellezza maschile”, con l’esposizione di due capolavori dell’artista, entrambi appartenuti al duca Cosimo de’ Medici.
Il San Giovannino (1495-1496) proviene dalla Capilla del Salvador di Úbeda, in Andalusia, proprietà della Casa Ducal de Medinaceli, opera di un Michelangelo ventenne, inviata nel 1537 da Cosimo de’ Medici, che l’aveva ereditata da un ramo della famiglia bandito dalla città. Cosimo cercava infatti appoggi politici essendo diventato duca di Firenze appena diciassettenne e donò il San Giovannino a Francisco de los Cobos, segretario di Carlo V. L’opera è stata danneggiata profondamente durante gli eventi bellici spagnoli degli anni Trenta del Novecento, ma nel 2013 si è concluso un avveniristico restauro da parte dell’Opificio delle Pietre Dure.
Appartenne a Cosimo anche l’Apollo-David del Bargello (1530 circa). Cosimo ne entrò in possesso perché era stato confiscato a Baccio Valori, decapitato come “ribelle” per suo ordine nel 1537. L’opera è documentata nella camera del duca in un inventario 1553, ed è descritto da Vasari come un Apollo che sta togliendo una freccia dalla faretra, ma che viene ricordato negli inventari anche come David.
In mostra a fianco della scultura michelangiolesca ruotano figure di Apollo, dio della giovinezza fiorente, collocato, come divinità tutrice, nei ginnasi e nelle palestre, venerato come protettore dei cacciatori e dei corridori, indicato per presiedere alla crescita di giovani sani, robusti e anche belli. Esposte anche immagini di David, il personaggio dell’Antico Testamento più rappresentato nella Firenze del Rinascimento, poiché simbolo della vittoria del giusto protetto dal Signore. Un giusto che si fa anche emblema del bello.
La sezione prosegue con una grandiosa copia del gruppo del Laocoonte e i suoi figli avvinti dai serpenti, opera di riferimento fondamentale per gli artisti rinascimentali e per Michelangelo in particolare. La copia romana in marmo di un originale greco in bronzo di età ellenistica,oggi ai Msusei Vaticani, fu ritrovato mercoledì 14 gennaio 1506 a Roma, e Michelangelo corse ad ammirarlo quando era ancora immerso nella buca di terra. In mostra una grandiosa versione del 1584 circa, opera di Vincenzo de’ Rossi (Fiesole 1525-Firenze 1587), alta quasi due metri.

La terza sezione presenta “Michelangelo uomo” di cui vengono ricostruiti l’aspetto esteriore e una “biografia per immagini” per farlo meglio conoscere ai visitatori orientali.

Venerdì 6 luglio PETROS MARKARIS al piazzale Michelangelo apre la rassegna “Flower”

Venerdì 06 luglio 2018 alle ore 18:30, Petros Markaris aprirà la rassega “Flower”, curata da Raffaele Palumbo per Controradio, Estate Fiorentina, Comune di Firenze. Il grande scrittore greco presenterà “L’ASSASSINIO DI UN IMMORTALE. Dalle rotte dei migranti alle indagini del Commissario Kostas Charitos” (La Nave di Teseo).

PETROS MARKARIS è nato a Istanbul nel 1937. Ha collaborato con Theo Angelopoulos a diverse sceneggiature, tra cui L’eternità e un giorno, Palma d’oro a Cannes nel 1998. I romanzi con protagonista il commissario Kostas Charitos hanno incontrato un grande successo di lettori. Presso La nave di Teseo ha pubblicato L’assassinio di un immortale (2016), I labirinti di Atene (nuova edizione 2017), Il prezzo dei soldi (2017), La lunga estate calda del commissario Charitos (nuova edizione 2017), Io e il commissario Charitos (nuova edizione 2018).

L’ASSASSINIO DI UN IMMORTALE Dalle indagini del commissario Charitos in Grecia, a quelle del suo collega Murat sulle infiltrazioni mafiose in Germania, dalle rotte dei migranti a un prete ortodosso che mette a rischio la sua vita per aiutarli, dal fallito attentato a Hitler alle persecuzioni contro i greci nella Turchia degli anni ‘50, Petros Markaris raccoglie in questo libro tutte le sfumature del suo Mediterraneo: il giallo, la critica sociale, il racconto autobiografico. Con una scrittura al contempo polifonica e dalla forza immediatamente riconoscibile, le storie di L’assassinio di un immortale ci regalano eroi epici ma fino in fondo umani, ognuno alle prese con la propria ricerca – della verità, della salvezza, della giustizia – per cui battersi ostinatamente come nuovi Ulisse dei nostri giorni.

Conduce Raffaele Palumbo, ingresso libero, diretta su tutti i canali di Controradio.