Dante. La visione dell’arte. Trecento capolavori per raccontare il mito del Sommo poeta

Un percorso espositivo ricchissimo, in un arco temporale che va dal Duecento al Novecento, con l’obiettivo di presentare le molteplici traduzioni figurative della potenza visionaria di Dante. Per qualche mese Forlì si trasforma in una pinacoteca dantesca.Ci sono Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto, Canova, Andrea del Castagno, autore di una delle primissime raffigurazioni del ritratto del Sommo Poeta; fino ad arrivare ai preraffaeliti, ai macchiaioli ed al Novecento, con Galileo Chini, Plinio Nomellini, Felice Casorati, Lucio Fontana, Pablo Picasso.

 Più che una mostra, Dante. La visione dell’arte, è un vero e proprio ‘girone monstre’, affollato di capolavori, oltre che un viaggio nella storia dell’arte tra Medioevo ed età contemporanea, forte di una selezione di trecento opere dal Duecento al Novecento, tra dipinti, sculture, disegni, illustrazioni e manoscritti. L’esposizione, visitabile a Forlì, nei Musei San Domenico  da oggi fino al 11 luglio 2021 è organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e dalle Gallerie degli Uffizi, nell’ambito delle celebrazioni per l’Alighieri promosse dal Ministero della Cultura: il suo ambizioso obiettivo è raccontare a tutto tondo la figura del padre della Divina Commedia, nel settimo centenario della sua morte.

Frutto di un importante sodalizio tra i due enti, l’esposizione non è solo occasione per dare corpo all’anniversario dantesco: nel momento difficile che il mondo intero  sta vivendo, intende rappresentare anche un simbolo di riscatto e di rinascita non solo del nostro Paese, ma del mondo dell’arte e dello spirito di cultura e civiltà che essa rappresenta. Il progetto nasce da un’idea di Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, e di Gianfranco Brunelli, Direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Con loro, curatori della mostra sono il Professor Antonio Paolucci e il Professor Fernando Mazzocca, coadiuvati da un prestigioso comitato scientifico.

La scelta di Forlì come scenario dell’esposizione è parte di una strategia di valorizzazione di un luogo e di un territorio che non costituisce solo un ponte naturale tra Toscana ed Emilia-Romagna. Forlì è città dantesca. A Forlì Dante trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, presso gli Ordelaffi, signori ghibellini della città. A Forlì fece ritorno, occasionalmente, anche in seguito.

La mostra

Le sale del San Domenico ospitano circa 300 opere tra le più significative dal Duecento al Novecento, suddivise in 18 sezioni, in un percorso museale che comprende pittura, scultura, disegni e incisioni, manoscritti, edizioni rare. Per la prima volta, l’intimo rapporto tra Dante e l’arte viene interamente analizzato e ricostruito, presentando gli artisti che si sono cimentati nella grande sfida di rendere in immagini la potenza visionaria di Dante, delle sue opere e in particolare della Divina Commedia, o hanno trattato tematiche simili a quelle dantesche, o ancora hanno tratto da lui episodi o personaggi singoli, sganciandoli dall’intera vicenda e facendoli vivere in sé.

Con uno stile magniloquente e antologico, l’esposizione conduce il visitatore alla scoperta della crescente fama di Dante attraverso i secoli. Dalla fortuna al mito. La sinergia con le Gallerie degli Uffizi Circa cinquanta tra dipinti, sculture e disegni le opere che le Gallerie degli Uffizi, co-organizzatrici del grande evento espositivo, hanno messo a disposizione di Dante. La visione dell’arte. Tra queste, da segnalare, proprio il recentemente restaurato affresco di Dante di Andrea del Castagno, ‘ringiovanito’ dall’intervento di recupero dell’Opificio delle Pietre dure; le evocative illustrazioni della Divina Commedia del pittore fiorentino del Cinquecento Federico Zuccari; il ‘cinematografico’ Francesca da Rimini nell’Inferno Dantesco del pittore romantico Nicola Monti, acquistato dal museo fiorentino appena lo scorso anno, in occasione del primo Dantedi (25 marzo).

Non solo gli Uffizi, però, hanno aperto i loro ‘scrigni danteschi’ per la mostra, ma prestiti importanti sono arrivati anche dall’Ermitage di San Pietroburgo, dalla Walker Art Gallery di Liverpool, dalla National Gallery di Sofia, dalla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Museum of Art di Toledo, dal Musée des BeauxArt di Nancy, di Tours, di Anger; e poi dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dalla Galleria Borghese, dai Musei Vaticani e dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, dalla Biblioteca Medicea Laurenziana, dal Museo di
Capodimonte, dal Musée d’Orsay, dai Musei Capitolini, dal Museo Archeologico di Napoli. Musei e biblioteche di 30 città italiane hanno prestato le loro opere, in uno sforzo che potremmo definire nazionale.

Dante: dalla fortuna al mito 
Dopo l’apertura con in Giudizi universali, la mostra affronta la prima fortuna critica del Poeta. Questa parte è raccontata attraverso i manoscritti e le prime edizioni a stampa della Commedia e alcuni dei più importanti Codici miniati del XIV e XV secolo. Apposite sezioni sono dedicate alla sua fama nella stagione rinascimentale, alla riscoperta neoclassica e preromantica del suo genio, alle interpretazioni romantiche e Novecentesche della sua opera ed eredità. Dante e la riscoperta del Medioevo, dai Nazareni ai Macchiaioli; il culto civile dal Risorgimento alla Prima Guerra Mondiale; la grafica e le edizioni a stampa tra la fine del Settecento e il Novecento.

Diventare Dante
Un capitolo particolare è dedicato al rapporto tra Dante e l’antico e tra Dante e il suo tempo. Dai busti dei riferimenti classici di Dante, da Cicerone a Seneca a Omero, a Platone e Aristotele, fino al racconto della politica al tempo di Dante con il confronto scontro tra Comuni Chiesa e Impero. Chiude questa parte il riferimento alla poetica della Vita Nova e alla figura di Beatrice, che il Poeta eleva a emblema del rinnovamento dell’arte e delle sue stesse positive passioni. Sono esposte qui opere di Henry James Holiday e Dante Gabriel Rossetti.

Di canto in canto. Rappresentazioni della Commedia
Tra i protagonisti della mostra ci sono anche le molteplici raffigurazioni che alcuni tra i più grandi artisti hanno offerto nel corso della storia della narrazione dantesca dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Sarà l’Ottocento con l’esaltante riscoperta romantica della Commedia, ad offrire una nuova lettura del poema, in particolare dell’Inferno, visto come uno straordinario repertorio di temi sublimi dove emergono personaggi come Paolo e
Francesca e il Conte Ugolino, Farinata e Pia de’ Tolomei, destinati a diventare universali e a entrare nell’immaginario collettivo sostituendo l’antica mitologia. Compaiono qui capolavori di Ary Scheffer, Frédéric-Auguste Bartholdi, Mosè Bianchi, Victor Prouvé, Gaetano Previati, Pierino da Vinci, Nicola Monti, Vitale Sala,
Domenico Morelli, Fedi Cassioli, Albert Maignan, Camille Boiry, Gioacchino Assereto, Vincenzo Gemito, Henry de Groux, Franz von Stuck, Carlo Fontana. Il percorso si conclude con capolavori ispirati, nella loro composizione, al XXXIII canto del Paradiso come la visione del Paradiso di Tintoretto, la Preghiera di San Bernardo di Luca Signorelli, Madonna con Bambino di Matteo di Giovanni, la Vergine consolatrice di William-Adolphe Bouguereau e la Trinità di Lorenzo Lotto.

Il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Roberto Pinza: “Con la mostra su Dante la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì conferma la sua vocazione a valorizzare la storia culturale del territorio e i suoi tesori all’interno di un quadro storico-artistico – e quest’anno anche letterario – di carattere nazionale ed internazionale. Forlì è infatti a pieno titolo città dantesca ed in quest’anno di celebrazioni del poeta della Commedia non poteva mancare di proporre un’esplorazione critica di assoluto rilievo ed originalità, partendo dalla figura storica dell’Alighieri e delle sue relazioni politico-diplomatiche ed artistiche col territorio per arrivare a indagare la sua fortuna nei secoli più recenti, dalla coincidenza tra i primi passi del neonato stato unitario e le celebrazioni del VI
centenario della sua nascita, fino ai giorni nostri, in cui la riaperture dei Musei vogliono significare una più generale ripartenza della vita di tutti noi non solo come singoli ma che e soprattutto come comunità. Le mostre della Fondazione sono sempre state un ponte tra il particolare ed il generale, tra il locale ed il globale, sul
piano culturale come su quello turistico e dello sviluppo territoriale. Mai come quest’anno, celebrando uno dei padri della nazione, abbiamo sentito con forza e abbiamo avuto conferma di come la cultura rappresenti una forma imprescindibile di sviluppo sociale e di come attorno a lei sia possibile ritrovarsi e ricostruire i rapporti sociali anche nei momenti più complessi”.

Il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini: “Avere qui a Forlì la più importante mostra, su scala nazionale, sulla figura e le opere di Dante, nell’anno del settencentenario della sua morte, è un evento straordinario per la nostra città. Siamo di fronte a  un’esposizione di indescrivibile portata che esprime pienamente, attraverso la sua potenza figurativa, il percorso di crescita culturale compiuto dalla nostra comunità in sedici anni di grandi mostre presso i Musei San Domenico. Dopo un anno così difficile, segnato indelebilmente dalle ferite del Covid, è bene riprendere il cammino puntando anche sulla cultura e su eventi di assoluta qualità come questo, con oltre trecento capolavori. In questa direzione, l’Amministrazione Comunale grazie al prezioso e costante contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, si sta muovendo con rinnovato impegno per giungere ad una piena valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale della nostra città, attraverso la celebrazione delle sue eccellenze tutto l’anno”.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “In questo 2021, per il settecentenario della morte di Dante, l’Italia commemora solennemente per la quarta volta il sommo poeta, in grande stile e a livello nazionale. Gli Uffizi, che nelle occasioni precedenti si erano limitati a prestare qualche dipinto o disegno a mostre organizzate da altri istituti, tenutesi principalmente nelle biblioteche, prendono ora per la prima volta un ruolo attivo nella condivisione, promozione, ricerca e conoscenza dell’Alighieri e della sua fortuna figurativa, che culmina nella collaborazione con la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Unendo le nostre forze, nel complesso di San Domenico riusciamo a offrire l’occasione irripetibile di ammirare e studiare le tracce della Commedia e della Vita Nova nella cultura
italiana ed europea. Non a caso abbiamo scelto Forlì, una delle tappe dell’esilio di Dante, per giunta posta sulla strada tra Firenze e Ravenna: un luogo neutrale per non riaccendere la secolare rivalità tra la città di nascita e quella della morte, ma ancora di più per valorizzare l’importanza dell’Italia tutta, cui Dante universalmente appartiene. La mostra forlivese Dante. La visione dell’arte ha un assetto enciclopedico, nell’affrontare i molti temi legati alla figura del Poeta, e percorre la fortuna visiva della Commedia attraverso i secoli, testimoniandola
grazie a un’inedita, clamorosa ricchezza di materiale e con opere di primissima importanza”.

Il direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì,Gianfranco Brunelli: “Celebrare Dante nel 2021 significa ritornare alle ragioni fondative dell’Italia e della sua civiltà, orientate in una prospettiva europea, in un tempo sospeso e decisivo qual è questo. Dante è l’insieme della sua opera non staccata dall’insieme della sua vicenda storico esistenziale. Certo la Divina Commedia, soprattutto la Commedia, ma non solo. Penso di poter dire che se c’è un’esposizione davvero completa e davvero nazionale, nell’anno centenario di Dante, quella forlivese si iscrive ad esserlo. Non solo la Commedia viene ricondotta lungo i rispecchiamenti che l’arte ne ha tratto, ma tutto Dante. Un viaggio dell’arte e un viaggio nell’arte che ci consente di rivedere Dante, il suo tempo e il nostro”.

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