Pare che il sacro resto della testa di San Cresci, conservato nella omonima Pieve dedicata al santo martire, in Valcava, nel Mugello, fosse oggetto di grande venerazione da parte dei pellegrini e particolarmente miracoloso per la guarigione delle emicranie. Non sorprende quindi che il granduca Cosimo III nell’ambito di una politica di restauro e abbellimento degli edifici sacri della terra di origine del suo casato, abbia voluto la realizzazione di un busto per dare una degna sistemazione alla reliquia e che questa venisse posta in una apposita nicchia nell’abside della Chiesa. La prestigiosa commissione fu disegnata da Giovan Battista Foggini ed eseguita dall’argentiere di origine tedesca Bernardo Holzmann che, nonostante il lavoro venisse realizzato all’interno delle botteghe granducali, volle contrassegnare il lavoro con il suo punzone BH, in campo circolare.
Il pregevole busto in argento del santo, che doveva raffigurare “un barbaro convertito e martirizzato” accoglie in visitatore nella Cappella dei Principi del Museo delle Cappelle Medicee per la mostra “Nel segno dei Medici. Tesori sacri della devozione granducale” che è stata presentata a Firenze in una conferenza stampa alla quale erano presenti la direttrice del Museo Monica Bietti, Monsignor Marco Domenico Viola nuovo Priore dell’Insigne Basilica di San Lorenzo, Magnolia Scudieri in rappresentanza del Segretario regionale Paola Grifoni e la curatrice Elisabetta Narndinocchi. Strettamente legata e completamento di “Sacri splendori”, allestita al Museo degli Argenti e de “L’altra metà del cielo” ( https://www.artielettere.it/?p=693 ) al Museo di Casa Martelli, la mostra è dedicata ai doni preziosissimi e magnifici offerti dai Medici ai santuari della Toscana ma anche oltre, a Loreto, in Terra Santa e a Goa in India.
Corone votive, calici, ostensori, reliquiari, paliotti, fornimenti per altari, che il museo conserva dal 1945 e che testimoniano il culto di granduchi e granduchesse per i diversi santuari e la devozione per particolari figure di santi , ma al tempo stesso espressione di ricchezza, buon gusto artistico, nonchè “ veicoli dell’articolato sistema di sacralizzazione del potere”. Curata da Monica Bietti direttrice del Museo delle Cappelle Medicee e da Riccardo Gennaioli e Elisabetta Nardinocchi la mostra inizia con l’investitura di Cosimo I a granduca, da parte di Papa Pio V, che viene raccontata attraverso un dipinto di anonimo, la Bolla papale, conservata nell’Archivio di Stato di Firenze e alcuni disegni della nuova corona . Si, perché nuovo titolo granducale pose immediatamente il problema di nuovo simboli e la corona venne creata ex novo, a diciannove punte con al centro il giglio fiorentino, simbolo della città dominante, da cui era nato tutto, sotto un cammeo raffigurante l’Arno. La stessa forma di corona sarà poi utilizzata per le immagini mariane dei maggiori santuari della Toscana.
In mostra si trovano esposte le due corone di Alessandro di Bastiano Lamberti per la Chiesa della Santissima Annunziata di Arezzo e la corona di San Cesonio conservata nella Cappella Ginori della Basilica di San Lorenzo, purtroppo non è stato possibile avere la corona di Santa Maria della Fontenuova a Monsummano, dono di Cristina di Lorena, moglie di Ferdinando I dal 1589. Alla sua figura si devono altri importanti doni come quello alla Madonna del Sasso e l’aver favorito la presenza di maestri d’oltralpe come Jonas Falck accanto agli artisti di corte, nelle botteghe granducali, come Matteo Nigetti e Pietro Tacca autori del “fornimento d’altare” per la Basilica della Santissima Annunziata e allo stesso tempo impegnati nel cantiere della Cappella dei Principi.
Grandi opere di oreficeria sacra furono commissionate da Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria come l’ex voto in pietre dure con l’effigie di Cosimo II, parte centrale di un paliotto destinato all’altare di San Carlo Borromeo a Milano, mai concluso per la morte del granduca nel 1621.
Fu Vittoria della Rovere ad ereditare da Cristina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria la Cappella delle Reliquie di Palazzo Pitti con oltre seicento pezzi e che lei arricchì con altre provenienti dalle catacombe romane.
Nella storia della devozione medicea un ruolo di primo piano va attribuito a Cosimo III che aveva una autentica ossessione per la ricerca di nuove reliquie di santi che faceva sistemare in nuove custodie per la sua camera in Palazzo Pitti e che, in sottoforma di raffinati medaglioni, era anche uso indossare. Nel 1673 fondò a Roma, a Palazzo Madama, l’Accademia fiorentina per consentire agli artisti fiorentini di aggiornarsi sul “moderno” gusto barocco. E’ qui che, tra la fine dei Seicento e l’inizio del Settecento si formarono Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani, destinati a dominare la scena fiorentina, appunto “Nel segno dei Medici”.
La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 21 aprile fino al 3 novembre 2015. http://www.uffizi.firenze.it/musei/?m=cappellemedicee