Donatello e Verrocchio due capolavori svelati in mostra al Museo dell’Opera del Duomo

Un campione della fede colto nel passaggio tra adolescenza e prima giovinezza, ritratto con gli abiti liturgici, la dalmatica con le nappe e i cordoni,  il libro e la palma nelle mani che, come scrive Monsignor Timothy Verdon direttore del Museo dell’Opera del Duomo “ Non indeboliscono ma, anzi intensificano il pathos umano di questo giovane eroe della Chiesa dei primi secoli e futuro martire, proposto come modello per una Chiesa che si sperava di purificare e rafforzare attraverso il concilio”.

Un’opera che servirà come modello per il Beato Angelico che qualche anno dopo sarà impegnato nell’affresco della Cappella Niccolina in Vaticano e quindi “ di fondamentale importanza non solo per gli esperti di Donatello, ma per chiunque si interessi della storia dell’arte e delle idee del Rinascimento”. Il magnifico busto in terracotta che raffigura San Lorenzo , opera autografa attribuita a Donatello grazie agli studi di Francesco Caglioti e proveniente della collezione di Peter Silverman e Kathleen Onorato da domani, fino al 26 febbraio sarà in mostra all’interno del Museo dell’Opera del Duomo insieme a un altro pezzo importante, una formella in terracotta di Andrea del Verrocchio raffigurante la “Decollazione di san Giovanni Battista” opera preparatoria per la formella dell’Altare in Argento, davanti al quale è stata collocata, e che è stata studiata da Alessandro Vezzosi e alla quale potrebbe aver lavorato anche Leonardo da Vinci.

Due capolavori dell’arte scultorea fiorentina entrati a far parte di una prestigiosa collezione privata che per la prima volta vengono esposti in Italia, a Firenze, nel luogo filologicamente e storicamente  più adeguato a tale esposizione, con le loro storie al limite del poliziesco, e testimoni di una identità fiorentina densa di spiritualità.

E’ stato Francesco Caglioti, grande connoisseur dell’opera donatelliana, che ha ricostruito la vicenda dal sapore giallo legata al San Lorenzo. Realizzata da Donatello nel 1440 l’opera era destinata al timpano della pieve nella cittadina di Borgo San Lorenzo in Mugello, terra natale di Giotto e dell’Angelico e del casato dei Medici, il busto sarebbe rimasto in questa collocazione fino alla fine dell’Ottocento , quando nell’estate del 1888, dopo la visita di un suo agente, l’antiquario Stefano Bardini se ne impossessò vendendola l’anno seguente al principe Giovanni II di Liechtenstein, collezionista di opere del Quattrocento fiorentino, per 5 mila lire, e sostituita da una copia. Nel 2003 l’opera verrà messa all’asta come “opera ottocentesca, in stile rinascimentale e ispirata dal busto di San Leonardo di Donatello nella Sagrestia Vecchia, nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze”, ad acquistarla saranno i coniugi Silvermann, noti collezionisti di opere d’arte dal 1400 al 1800, in seguito avverrà l’intervento di restauro con la rimozione della ridipintura ottocentesca e l’attribuzione a Donatello.

Secondo gli studi condotti da Caglioti, è da ricercarsi  nella figura del pievano di Borgo San Lorenzo, Jacopo di Giovanni Ugolini, colui che commissionò il San Lorenzo, essendo oltretutto anche canonico della cattedrale di Firenze e conoscendo Donatello, artista preferito dalla Fabbriceria del Duomo. La mostra” Donatello e Verrocchio, capolavori riscoperti” è stata inaugurata stamattina alla presenza del Cardinale Giuseppe Betori, di Franco Lucchesi presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore, di Timothy Verdon direttore del Museo, dei collezionisti Peter e Kathleen Silverman e dei due studiosi Alessandro Vezzosi direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci e dello storico dell’arte Francesco Caglioti.

 

 

 

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