Viaggio tra i tesori dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, per la prima volta visibili al pubblico

Qui in una sala al primo piano è esposta una “Madonna col Bambino e angeli” di Filippino Lippi, il tondo più grande mai realizzato, 173 cm di diametro che si impone per la sua maestosa bellezza. La Madonna tiene tra le braccia il Bambino che con la mano raccoglie dei fiori portati in dono da una angelo, mentre sull’altro lato tre angeli intonano un canto trascritto e leggibile  su un rotolo musicale. Non siamo in museo,  anche se le opere ne avrebbero la valenza, infatti non ci sono cartellini ad annunciare le opere, non spazi dedicati all’arte ma al lavoro quotidiano in cui l’arte nel tempo si è felicemente inserita costruendo un dialogo con un rapporto inscindibile tra il palazzo e la città di Firenze.

Dal piano terra al primo piano, dallo scalone monumentale all’ultima sala riunioni, passando per corridoi, saloni, sale d’attesa e perfino all’ufficio del presidente, un viaggio nell’arte della preziosa collezione  dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze nella sede di Via Bufalini, la più importante tra le collezioni delle fondazioni bancarie che per la prima volta si apre al pubblico con il progetto “In Collezione” da sabato scorso,  in occasione de “Invito a Palazzo” l’evento promosso dall’Associazione Bancaria Italiana,  ad accompagnarci in questo viaggio tra i capolavori  dell’arte, dal XIII al XX secolo, fino al 15 gennaio  saranno delle guide e solo su appuntamento ( prenotazioni al n. 055.5384001, incollezione@entecrf.it)

 Una selezione delle opere più preziose di una collezione che vanta 900 opere tra dipinti e sculture, oltre a migliaia di disegni e litografie per un valore complessivo valutato in 36 milioni di lire. Una collezione che si è formata nel corso del Novecento da parte della Cassa di Risparmio di Firenze e che tra il 2000 e il 2001 è stata rilevata dall’Ente Cassa per evitarne la frammentazione ma soprattutto  impedire la dispersione di  opere legate alla storia di Firenze, anzi ampliandola in questa direzione  con nuove acquisizioni che l’hanno ulteriormente arricchita.

Tra le opere più preziose, nella sala riunioni 1 al primo piano, che è stata dedicata ai fondi oro, alcuni dei quali protetti in moderne casse vetrate che ne garantiscono la conservazione e la sicurezza, spiccano i due piccoli tondi,  “ San Francesco”  e “ San Giovanni Battista”, probabilmente provenienti da una predella di un’opera di Giotto che nonostante le ridottissime dimensioni , pochi centimetri per lato, testimoniano la potenza artistica di un  grande rivoluzionario di cui il prossimo anno ricorreranno i  750 anni dalla nascita. Altre preziose rarità in questa sala con l’opera più antica una “Madonna col Bambino” della seconda metà del XIII secolo di Rinaldo da Siena, il trittico di Pacino di Bonaguida e altri grandi nomi dell’arte antica e rinascimentale,  Barnaba da Modena, Jacopo del Casentino, Gherardo Starnina, Mariotto di Nardo, Giovanni dal Ponte, Paolo Schiavo, mentre il Santo Domenicano del Beato Angelico che fa parte della collezione è in comodato d’uso al Museo di San Marco.

Il progetto scientifico dell’esposizione è stato curato da Carlo Sisi che riveste la carica di direttore della Commissione Tecnica Arte interna all’Ente di cui fanno parte anche Raffaello Napoleone e Ludovica Sebregondi e si sviluppa attraverso i secoli per arrivare alle esperienze dei macchiaioli e naturalisti, Fattori, Borrani, Cecconi, fino ai grandi maestri del Novecento, Viani, Primo Conti, Soffici, Colacicchi presente con il restaurato affresco del 1948  che decorava il Caffè Gambrinus che raffigura “Allegoria della danza e della musica per un cinematografo” , mentre la visita è preceduta da una video installazione di ArtMediaStudio.  Ieri la conferenza stampa del progetto che oltre all’apertura al pubblico ha riguardato anche gli aspetti più nascosti, quelli legati alla catalogazione e alla conservazione dell’intera collezione dell’Ente, un’operazione del valore di trecento mila euro. “Questa iniziativa ha un valore simbolico – ha detto  Umberto Tombari – presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze – per la prima volta la nostra sede e la nostra collezione si apre al pubblico. La Fondazione si apre alla città per mostrare non solo la collezione ma anche il nostro lavoro di ente non profit”. 

“ E’ una grande occasione per la godibilità di capolavori raccolti negli anni – ha detto il Soprintendente Andrea Pessina- L’Ente ha deciso di condividerli con il pubblico e ha fatto un passo avanti nella conservazione così le opere saranno consegnate al futuro. Un grande patrimonio che serve da monito come le belle vedute di Firenze che ho potuto vedere in anteprima con Carlo Sisi, cuore pulsante dell’operazione, non posso che lodare questa iniziativa”. “E’ doveroso riconoscere un’iniziativa straordinaria – ha commentato Michele Coppola responsabile del patrimonio artistico e culturale di Banca Intesa – per il significato che ricopre e che è insito nel concetto di apertura. Apertura e condivisione, due principi messi in atto  da Banca Intesa che da anni ha trasformato alcuni luoghi di lavoro  e reso fruibili al pubblico le sue collezioni con l’iniziativa Gallerie d’Italia”.

Una collezione straordinaria quella di Banca Intesa che ammonta a 20.000 opere, di cui la metà di grande valore documentato e  oltre tremila del Novecento, oltre al progetto Restituzioni che dal 1989 si occupa del recupero di opere d’arte, tra gli ultimi realizzati quello delle vetrate del Duomo di Firenze. “ L’evento espositivo è anche un’occasione per schedare e catalogare – ha detto Marco Cammelli responsabile della Commissione Arte e Cultura di ACRI – un lavoro che non si vede ma che è fondamentale. In Italia 60 fondazioni su 88 hanno 75 collezioni d’arte, un patrimonio immenso e di grande interesse fruibile anche in rete, 600 opere dell’Ente Cassa di Firenze si trovano sul web con la loro schedatura. Questa esperienza di cooperazione con la Sovrintendenza sarà un esempio  da seguire a livello nazionale”. Il patrimonio dell’Ente vanta anche il Museo Annigoni, una raccolta di opere barocche e gli affreschi di Ottone Rosai a S. Maria Novella, ha fare questa precisazione Carlo Sisi “ La raccolta dell’Ente, sin dall’inizio – ha detto – aveva lo scopo di creare un fulcro parallelo per la conoscenza e la salvaguardia della città, un percorso narrativo della città e dell’istituto, opere di paesaggio ed opere novecentesche, ecco che la mostra si apre con una veduta della piazza del Mercato Vecchio a Firenze di Filippo Napolitano e la statua di Giovan Battista Foggini, per proseguire nello scalone con i ritratti di Pietro Leopoldo e dell’Elettrice Palatina e del dipinto di Anton Raphael Mengs, protagonisti della svolta fiorentina e della sua internazionalità. La Firenze del settecento nella sala del presidente sino al Novecento con Viani, Primo Conti, Colacicchi. Un viaggio nell’arte e nella vita quotidiana grazie al Consiglio di Amministrazione, alla commissione tecnica e allo storico della collezione della fondazione Emanuele Barletti”. Un viaggio, altamente consigliato.

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