The library of encoded time di Michele Ciacciofera al Museo Marino Marini

Da sabato  18 gennaio al 3 marzo 2020, in esposizione nella cripta della Chiesa di San Pancrazio del Museo Marino Marini di Firenze la mostra dal titolo The library of encoded time con due installazioni dell’artista Michele Ciacciofera, curata da Angelo Crespi. L’ambito di ricerca di Michele Ciacciofera interseca più campi – dalla politica alla storia, dalla filosofia alla sociologia, dall’archeologia alla psicologia – riuniti nello spazio ipogeo del museo Marino Marini in un percorso creativo artistico-semiologico, in cui l’indagine archeologica è vista come la chiave di accesso per la comprensione del presente, visto come risultato di un unico incessante processo di stratificazione.

Attraverso un percorso che si configura proprio come una sorta di ricerca archeologica, Ciacciofera si interroga sull’evoluzione umana, individuale e collettiva, esplorando i modelli che stanno all’origine della nostra conoscenza e riconfigurando, tra passato e presente, le relazioni che sussistono nelle forme di conoscenza primordiali, a partire dal mito.

The Library of encoded time, l’installazione principale allestita nella cripta del museo, si compone di una serie di vecchi mattoni provenienti dalla distruzione di architetture del passato, che si ricompongono in forma di codici per giungere a una rilettura della storia attraverso la simulazione di diversi alfabeti, paradigmatici della costruzione dell’edificio della cultura attraverso la trasmissione della conoscenza. I mattoni in terra cotta, oggetti arcaici che rappresentano l’origine, purificati e riutilizzati in un fecondo processo creativo, costituiscono simbolicamente dei contenitori di memorie legati al processo di stratificazione che lega il passato e il presente.

L’installazione, in precedenza esposta a Parigi, a Marrakech e a Guangzhou, è stata ricreata in una nuova versione per il museo Marino Marini, partendo dai mattoni rivenuti in situ durante la ristrutturazione del chiostro adiacente alla chiesa di San Pancrazio. Il processo di scrittura e smaltatura è avvenuto in Toscana. Attraverso un nuovo dispositivo progettato dall’artista, costituito da mensole metalliche, le tavolette vengono presentate come veri e propri libri che interrogano il tempo.

Lo spazio adiacente ospita invece l’installazione The inner Statecomposta da venti sculture verticali, totem stalagmitici in legno e materiali compositi caratterizzati da un’ambiguità formale che compenetra forme organiche e inorganiche, umane e animali, minerali e vegetali, rimandando a una sorta di teriomorfismo poliedrico. La disposizione delle opere nello spazio rievoca una foresta arcaica in cui gli alberi sembrano scorrere come in una processione o rito sciamanico. La pratica di collezionare e riunire frammenti, oggetti trovati, antichi quanto attuali, fa parte integrante del processo creativo volto a dare nuova vita a questi materiali che si trasformano cosi in feticci conservando tuttavia la loro carica simbolica originaria.

Il reimpiego di ammoniti fossili del Paleocene o la riproduzione di trilobiti sulla superficie delle sculture non ha qui funzione puramente ornamentale, ma costituisce l’ultima tappa di un processo di stratificazione mentale e materiale preceduto da una complesso procedimento che vede sovrapporsi materiali pittorici, patine, gomme lacche, foglie vegetali, frammenti di carta, etc., unitamente a una serie di segni e di simboli geometrici, o ancora emoticon, disegnati o dipinti con colori naturali o fluorescenti, che indicano la complessa temporalità delle opere. Presi nel loro insieme, questi oggetti sono sottoposti a un processo di arricchimento per accumulazione che completa la definizione archeologica dell’opera, costituendone una incarnazione plastica di un bisogno primordiale dell’uomo, quello cioè della creazione di segni.

Infine, l’installazione è accompagnata da un’opera sonora in cui rumori urbani e naturali, elaborati elettronicamente e ritmati, si sovrappongono per creare una sonorità che rappresenta l’anima vitale delle sculture stesse, che gradualmente diminuisce fino all’estinzione.

Michele Ciacciofera – spiega il curatore Angelo Crespiè uno degli artisti più interessanti sulla scena internazionale, muovendosi in quel vasto spazio dell’arte contemporanea tra pittura, scultura, installazione. Negli ultimi due anni ha esposto in Europa, America, Cina e Africa, in alcune prestigiose istituzioni museali, gallerie e fiere, presentando gli esiti della sua più recente ricerca che muove soprattutto dagli studi di sociologia e antropologia e si esemplifica plasticamente in una serie di installazioni di grande potenza evocativa e poetica, e di immenso fascino visivo.The Library of encoded timesublima nel duro resistere della materia – l’argilla e gli smalti – l’essenza del pensiero, per sua natura destinato a svaporare nel tempo, ma che l’uomo si inventò di trasmettere attraverso la scrittura. Proprio questa trasmissione “codificata” apre l’infinita narrazione della civiltà, quel labirinto quasi borgesiano, fatto di storie e contro storie in cui si perde e si ritrova il genere umano”.

 Biografia

Michele Ciacciofera, nato nel 1969 a Nuoro e vissuto a Palermo, da oltre dieci anni
risiede a Parigi. Partendo da un approccio sociologico e antropologico, esplora differenti tematiche legate al contesto mediterraneo anche nelle sue connessioni e confronti con un orizzonte universale. Le sue opere, che coniugano memoria collettiva e rivisitazione dei miti antichi e contemporanei in uno con l’attuale realtà politica, sono marcate da una sensibilità alla materia e da una acuta coscienza delle criticità del mondo contemporaneo legate alla riconfigurazione degli equilibri socio-economici, geopolitici e culturali del mondo attuale.

Da settembre 2018, ha esposto a Shangai, Pechino, Marsiglia, Bogotá, Parigi, Dubai, Londra, Madrid, Bruxelles; in collettiva a New York in un confronto con Louise Bourgeois), a Berlino, in Svizzera e al Petit Palais di Parigi per Fiac Project 2019. Nel 2017 ha partecipato alla Biennale di Venezia e a Documenta XIV di Kassel e Atene.

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