Jacopo del Casentino in mostra a Pratovecchio

Quest’anno, per la rassegna “La città degli Uffizi”, giunta alla sua quattordicesima edizione, sostenuta da Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi é stato scelto il Casentino quale territorio privilegiato di antichi legami con la città di Firenze. Dal 14 giugno fino al 19 ottobre il teatro degli Antei a Pratovecchio ospita la mostra “Jacopo del Casentinoe  la pittura a Pratovecchio nel secolo di Giotto“. Luogo ricco di storia, oltre che di bellezze naturali, il Casentino conserva ancora oggi molti capolavori d’arte medievale e rinascimentale che attestano i suoi stretti legami con Firenze, in virtù dei floridi commerci e dell’appartenenza dell’intera regione alla vasta diocesi di Fiesole.L’esposizione,  prende spunto dalla figura mitica del pittore Iacopo di Landino, che una consolidata tradizione vuole originario di Pratovecchio e che Giorgio Vasari identificava con quel Iacopo del Casentino, contemporaneo di Giotto, di cui la Galleria degli Uffizi possiede l’unica opera firmata, il piccolo trittico donato da Guido Cagnola al museo nel 1947. Sebbene nel territorio non sussistano dipinti del maestro, la mostra ha voluto documentare attraverso opere come la tavola della Madonna col Bambino di Romena (oggi nella Chiesa del SS. Nome di Gesù a Pratovecchio) del Maestro di Varlungo, il polittico murale di Taddeo Gaddi di Poppi raffigurante la Madonna col Bambino e santi, il Graduale miniato verso il 1330-1340, l’esistenza di una fervente vita artistica locale che ebbe inizio già alla fine del XIII secolo e che proseguì nella seconda metà del Trecento con il trittico datato 1357 nella chiesa di Pagliericcio del Maestro di Barberino e le opere di Giovanni del Biondo, anch’egli di probabile origine casentinese, seppure formatosi a Firenze nella bottega di Nardo di Cione.L’esposizione, attraverso il catalogo che la correda, è stata occasione per riproporre al pubblico le illustri personalità che al Casentino, dove agli inizi del XIV secolo ricevette ospitalità l’esule Dante Alighieri, devono la loro origine: letterati come Donato Albanzani da Pratovecchio, amico di Petrarca e Boccaccio che insegnò retorica e grammatica a Venezia; Francesco Landini, figlio del pittore Jacopo, detto anche Francesco degli Organi uno dei più grandi organisti e compositori di musiche del Medioevo; fino all’umanista Cristoforo Landino.

 

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