Doccia : la fabbrica della bellezza in mostra al Bargello

Questa mostra è una mostra diversa. E’ una mostra politica : nel senso più alto del termine. Una mostra che è stata immaginata, voluta, costruita per aiutare e salvare un pezzo di polis: cioè di città. Alludo al Museo Ginori: cioè ad un pezzo straordinariamente importante del patrimonio culturale del territorio di Firenze. Ma alludo anche alla vita di coloro che oggi lavorano nello stabilimento Ginori. E, Infine, a qualcosa di più impalpabile, ma non meno importante : la tensione culturale, morale e sociale che deve continuare a tenere insieme poli oggi opposti come Firenze e Sesto Fiorentino, il Museo del Bargello e il Museo Ginori, la grande storia dell’arte e il lavoro industriale, la bellezza e l’occupazione”.

Nelle parole dello storico dell’arte e critico italiano Tomaso Montanari, da cui è partita l’idea di una mostra dedicata al Museo Ginori da farsi al Bargello , la sintesi di quello che rappresenta e che vuole esprimere al mondo intero “La fabbrica della bellezza. La manifattura Ginori e il suo popolo di statue” che da oggi si apre al pubblico internazionale fino al primo ottobre, prima mostra in Italia sulle statue in porcellana prodotte a Doccia e sulle sue fonti.

E’ un patrimonio unico al mondo quello messo insieme dal marchese Carlo Ginori  che, dopo aver fondato nel 1737 la manifattura di porcellana a Sesto Fiorentino, la più antica in Italia e a tutt’oggi funzionante, iniziò a collezionare le forme che usavano nelle botteghe gli scultori del tardo Rinascimento e del Barocco per farne sculture in  porcellana, oltre ad acquisire repliche delle più celebri statue antiche. La collezione dei modelli che fu ampliata dagli eredi di Carlo oggi è conservata tra la Manifattura Richard Ginori e il Museo adiacente al sito produttivo che dal 2014 è chiuso al pubblico e che dovrebbe essere acquisito dallo Stato .

Un nucleo, tra modelli e porcellane, fondamentale per la storia della scultura in Italia e che grazie a questa mostra si apre al mondo, le porcellane di Doccia entrano in felice dialogo con opere del Bargello e con sculture in prestito da importanti collezioni internazionali, alcune delle quali per la prima volta vengono esposte in Italia. E’ il caso della celebre Venere in bronzo che apre il percorso espositivo, copia della celeberrima Venere de’ Medici, conservata nella Tribuna degli Uffizi compiuta da Massimiliano Soldani Benzi nel 1702 su commissione del principe Johann Adam Andreas I di Liechtenstein,  tuttora nella collezione dell’attuale principe e rientra in Italia per la prima volta, dopo oltre trecento cinquant’anni.

Accanto la Venere in porcellana, realizzata da Gasparo Bruschi tra il 1747 e il 1748, utilizzando probabilmente le forme in gesso provenienti dalla bottega del Soldani Benzi e acquistate da Carlo Ginori. Alle due Veneri si affianca il Mercurio, anch’esso traduzione monumentale in porcellana dall’antico della statua di analogo soggetto, conservata nella Tribuna. Il Mercurio, oggi in collezione Ginori Lisci, si riunisce per la prima volta in occasione della mostra, alla Venere e al monumentale Camino, con i quali era esposto nell’antica sede del Museo di Doccia fino al 1962. Dal Museo Ginori sono state gentilmente concesse, infatti, le due opere più importanti dell’intera collezione: la Venere dei Medici, che riproduce la celeberrima statua della Tribuna, e il monumentale Camino, restaurato in occasione della mostra.

Segue la sezione dedicata allo straordinario Tempietto Ginori, uno dei capolavori di Gasparo Bruschi, donato da Carlo Ginori all’Accademia Etrusca di Cortona. Il Tempietto, sofisticatissimo per tecnica e ingegno e unico per dimensioni, declina non solo le ambizioni artistiche, ma anche quelle politiche del fondatore della Manifattura. Restaurato in occasione di questa mostra, il Tempietto torna a Firenze per la prima volta dal 1757.

Ad esso sono affiancati il bronzetto e la cera del Mercurio di Giambologna, rispettivamente nella collezione del Bargello e in quella del Museo Ginori, che ispirarono il Mercurio che corona il Tempietto di Gaspare Bruschi. Nella sala successiva sono esposte le due grandi e complesse Pietà in bronzo e in porcellana. Nel 1708 il Soldani realizzò il modello del grande Compianto sul Cristo morto di cui si conoscono molteplici versioni. Carlo Ginori ne acquistò le forme in gesso, alcune sono esposte in mostra, che vennero impiegate per la versione in porcellana che il Marchese Ginori donò all’influente cardinale Neri Corsini, nel 1745 circa.

Il gruppo venne realizzato in 59 parti di porcellana, cotte separatamente e poi assemblate dai maestri della Manifattura di Sesto Fiorentino. Di dimensioni più ridotte, ma ugualmente raffinati nell’esecuzione, sono i due gruppi della Giuditta con la testa di Oloferne, che costituiscono il quarto nucleo tematico. La versione in porcellana di Gaspare Bruschi, in prestito dal Los Angeles County Museum, è presentata in un inedito confronto con la terracotta di Agostino Cornacchini, primo studio scultoreo di questo fortunato gruppo. Seguono il prezioso rilievo bronzeo “ad uso di quadro” del Soldani raffigurante il Transito di San Giuseppe e la cera derivata dal bronzo, dalle collezioni del Bargello, esposti insieme con lo studio preparatorio in terracruda, anch’esso per la prima volta in Italia, a testimoniare l’ambizione della Manifattura Ginori di realizzarne versioni in porcellana che però non si sono conservate. Il “gran finale” della mostra è rappresentato dal Camino monumentale in porcellana, opera singolarissima nel suo genere, da attribuire a Gasparo Bruschi, capo modellatore a Doccia, e al quadraturista e scenografo Domenico Stagi. È un trionfo di perizia tecnica e di ricercatezza ornamentale.

Nella parte superiore sono affiancate le traduzioni in porcellana di opere di scultori illustri: il bassorilievo ovale con “putti che stillano i fiori”, tratto da un bronzo di Massimiliano Soldani Benzi, e le riduzioni dell’Aurora e del Crepuscolo scolpite da Michelangelo per la tomba di Lorenzo de’ Medici nelle Cappelle Medicee. La Fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue curata da Tomaso Montanari, Dimitros Zikos con la collaborazione di Cristiano Giometti, Marino Marini e in sinergia con Livia Frescobaldi Malenchini e Olivia Rucellai dell’Associazione degli Amici di Doccia è stata presentata in una conferenza stampa alla quale oltre ai sopracitati erano presenti la direttrice del Museo Nazionale del Bargello Paola D’Agostino, la Vicepresidente  Carmi della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, l’amministratore delegato Giunchedi della Richard Ginori e la D.ssa Gnoni della Sovrintendenza. Inoltre la mostra  è stata anche un’esperienza formativa per alcuni studenti universitari che grazie ad una convenzione per il tirocinio con il Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze, hanno partecipato a diverse fasi del progetto espositivo e stilato le schede del catalogo edito dalla casa editrice fiorentina  Mandragora.

 

 

 

 

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