Cinema. Made in Sardegna, a Firenze una rassegna dedicata alle tradizioni, storia e attualità dell’isola italiana

Torna a Firenze l’appuntamento con il cinema che racconta le tradizioni, la storia e l’attualità sarde: rassegna Made in Sardegna, che si terrà l’11 e il 12 maggio al cinema La Compagnia di Firenze (via Cavour 50/r).

In programma 4 film, una selezione di titoli che raccontano al meglio le eccellenze di un’isola e di una regione, ricca di paesaggi e storie ancora da scoprire. L’iniziativa è proposta a Firenze da Acsit (Associazione culturale Sardi in Toscana), insieme alla Sardegna Film Commission.

Si comincia Sabato 11 maggio alle 19.00, con il film di Fabrizio Galatea, Sa Femina Accabadora, racconto del regista torinese di un’antica pratica di eutanasia ante litteram, praticata da una donna – la Femina Accabadora – in Sardegna, nelle case dei moribondi, fino agli anni ’60 del secolo scorso.

Alle ore 21.00, Diario di tonnara, di Giovanni Zoppeddu, documenta la vita dei tonnari in Sardegna, descrivendone il duro lavoro, le tradizioni, i riti pagani, le leggi, le figure di spicco che governano le prassi di una pesca dalla quale dipende la sopravvivenza di un’intera comunità. Il documentario è stato realizzato con immagini di repertorio dell’Istituto Luce e con riprese della pratica delle tonnare oggi.

Domenica 12 maggio, alle 19.00, la seconda giornata della rassegna inizia con il film Il clan dei ricciai, di Pietro Mereu, che racconta di un’altra pesca tradizionale sarda, quella dei ricci di mare. A condurla, un gruppo di ex galeotti, che grazie alla pesca dei ricci trova un’occasione di riscatto personale e sociale, contribuendo a mantenere viva una tradizione che rischierebbe altrimenti di scomparire.

Alle ore 21.00 di domenica 12, chiude la due giorni della rassegna Made in Sardegna, il film Ovunque proteggimi, di Bonifacio Angius. Il film segue le vicende di Alessandro, un cinquantenne sardo, cantante di musica folk, che si è perso tra i fumi dell’alcool e del gioco. Insieme ad una ragazza, Francesca, comincerà un percorso, una terapia ‘fai da te’, on the road, in lungo e in largo per la Sardegna, che lo porterà a ritrovare sé stesso.

Made in Sardegna – Il programma

Sabato 11 maggio, ore 19.00

Sa Femina Accabadora di Fabrizio Galatea, Italia, 2018, 52 min

La femina accabadora arrivava nella notte, coperta da un lungo mantello nero, nelle case dei moribondi, per praticare un’antica forma di eutanasia. Con il suo malteddhu, un martello olivastro che nascondeva in un sacchetto nero di lana, sferrava un colpo secco sulla nuca dei malati terminali e li aiutava ad intraprendere il loro ultimo viaggio. In una terra dove la storia con la S maiuscola si intreccia ai racconti popolari, si dice che questa figura leggendaria abbia agito fino agli anni ’60, come testimoniano alcuni protagonisti del film di Sa Femina Accabadora.

Fabrizio Galatea ci conduce in questa leggenda attraverso i paesaggi solari della Sardegna (da Nuoro a Santa Teresa di Gallura, da Fonni a Oschiri, fino a Cagliari) per raccontarci chi erano e come vivevano le dame della dolce morte, come si svolgeva il loro rito, qual era il rapporto con la religione e come venivano percepite dalla comunità.

Il regista torinese ha svelato che il suo incontro con la femina accabadora è avvenuto per caso, durante un giorno di pioggia, in cui ha scelto di visitare il museo della Femina Accabadora di Luras. Qui ha conosciuto Giacomo Pala, il creatore del museo e, dai suoi racconti bizzarri e incredibili è nata l’idea di realizzare un documentario.

L’opera di Galatea, presentata a vari Festival fra cui “Visioni dal mondo – immagini della realtà, Festival internazionale del documentario di Milano”, ci conduce, attraverso un’immersione in un passato nemmeno così remoto, ad un‘analisi sul presente e ad una riflessione sulla morte prima ancora che sull’eutanasia.

ORE 21.00

Diario di tonnara, di Giovanni Zoppeddu, Italia, 2018, 70 min . Alla presenza del regista

Il film è liberamente ispirato al libro omonimo di Ninni Ravazza (sub che aveva lavorato presso la tonnara di Bonagia, in provincia di Trapani), “Diario di una tonnara”. Giovanni Zoppeddu, dopo aver lavorato nel cinema e nella tv per documentari di qualità, come ‘L’ultimo volo’ di Folco Quilici, ‘Il corpo del duce’ di Fabrizio Laurenti e ‘Anija – La nave’ di Roland Sejko, nel suo primo lungometraggio ci mostra la vita e il duro lavoro dei pescatori di tonno, personaggi quasi mitologici che mettono le proprie risorse a disposizione di un’intera comunità. Il regista cerca di recuperare il materiale passato, cerca di salvare dall’oblio quelle immagini e quelle tradizioni millenarie che si tramandano, di padre in figlio, nelle famiglie dei tonnaroti.

Attraverso interviste e immagini di repertorio Zoppeddu ci mostra le fasi e i cicli di un lavoro che, come quello agricolo, segue le leggi e gli elementi volubili della natura e, attorno a cui, si sono sviluppati riti religiosi e pagani. Il cappello che veniva tolto in segno di umiltà e rispetto prima di pronunciare le preghiere propiziatore alla mattanza e il “rais” – personaggio della tradizione dei tonnari – che tagliava simbolicamente la tromba d’aria, agitando un coltello contro il cielo, sono solo alcune di questi.

Come le donne che intessono con cura e precisione le reti dei tonnari, Giovanni Zoppeddu cuce insieme le immagini di repertorio, recuperate dall’Istituto Luce, con quelle da lui girate che parlano del presente: gli sguardi intensi degli uomini, le mani dei pescatori, i loro gesti esperti, la comunità e la vita scandita dai ritmi della pesca e del tonno.

Dopo essere stato presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2018, il regista sardo spera che il film possa essere fatto vedere ai ragazzi delle scuole per “fermare un pezzo di vita che non so quanto potrà durare ancora“.

Domenica 12 maggio, ore 19.00

Il clan dei ricciai, di Pietro Mereu, Italia, 2018, 70 minuti.

Gesuino, Andrea, Massimo, Bruno e Simone sono i cinque componenti del clan dei ricciai, clan di ex detenuti che ha trovato, nel faticoso lavoro della pesca dei ricci, non solo un’occasione di riscatto ma anche un modo di tramandare un’usanza che sta scomparendo.

Il team guidato da Gesuino Banchero, ricciaio da ben 38 anni, si muove per le acque cristalline del mare di Cagliari ingaggiando faide, con i pochi avversari rimasti, per accaparrarsi le migliori zone di pesca.

Attraverso il mondo chiuso del capoluogo sardo, fra i quartieri popolari, i mercati, il carcere di Uta e l’ex carcere di Buon Cammino, Pietro Mereu segue i suoi protagonisti, che negli sguardi e nei corpi hanno impresso il proprio passato, fatto di carcere e dolore. Mereu scava nelle vite di Andrea, Massimo, Simone e Bruno, nella voglia di riemergere da un passato difficile e nella seconda possibilità che la cooperativa capitanata da Gesuino sta concedendo loro.

Il regista Pietro Mereu, dopo aver realizzato il documentario Disoccupato in affitto nel 2011, ha fondato nel 2015 la casa di produzione ILEX Productions, per cui ha realizza Il club dei centenari, documentario dedicato ai centenari dell’Ogliastra. Nel 2017 ha realizzato I manager di Dio, documentario a puntate sulla regola benedettina applicata ai moderni metodi di gestione aziendale.

ORE 21.00

Ovunque proteggimi, di Bonifacio Angius, Italia, 2018, 94 minuti

Alessandro è un cinquantenne sardo, cantante di musica folk, che vive ancora con la madre e passa le sue serate a sbronzarsi e a giocare con le slot machines.

Dal padre ha ereditato una chitarra e una camicia, che indossa sempre durante le sue serate al Blu Star Disco, per un pubblico che diminuisce ogni giorno di più.

Quello che aumenta, invece, è il suo malessere e la sua insoddisfazione verso una vita che gli regala poche, pochissime gioie, che lui costantemente affoga dentro bicchieri di Martini. Nel punto massimo del suo delirio la madre lo convince a farsi curare e sceglie per lui un trattamento sanitario obbligatorio. Non saranno i medici ad aiutarlo a tornare a galla ma una ragazza, Francesca, che conosce nel reparto di psichiatria. Da questo incontro inizia un viaggio on the road di due personaggi ai margini della società che stanno cercando il loro posto nel mondo.

Il regista li segue nella loro fuga attraverso le strade che collegano Sassari a Cagliari, fra la macchia mediterranea, le sagre di paese e in mezzo a tutti quei luoghi in cui Alessandro riuscirà a riappropriarsi delle proprie radici e di sé stesso.

Bonifacio Angius ha realizzato nel 2011 “saGràscia”, film completamente autoprodotto. Nel 2014 dà alla luce “Perfidia”, lungometraggio presentato in Concorso Internazionale al 67° Festival del Film di Locarno. Il suo ultimo lungometraggio Ovunque proteggimi(2018) è stato presentato al Torino Film Festival.

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