Bice Lazzari, Mirko Basaldella e Rä di Martino al Museo Novecento, fino al 13 febbraio

Seconda tranche di mostre per l’autunno del Museo Novecento di Firenze che venerdì 24 ottobre (fino al 13 febbraio 2020) darà il via a tre nuovi appuntamenti espositivi. Al primo piano si fa spazio La poetica del segno una grande mostra dedicata ad una protagonista del secolo breve come Bice Lazzari. L’antologica, curata da Paola Ugolini e Sergio Risaliti (e realizzata in collaborazione con Archivio Bice Lazzari), vede esposta una ricca selezione di oltre settanta lavori scelti tra dipinti e disegni, oggetti di design e una serie di poesie dell’artista veneziana. Prende invece il posto di Gino Severini, nello spazio del secondo piano dedicato al progetto Solo la monografica dedicata a Mirko Basaldella curata da Luca Pietro Nicoletti e Lorenzo Fiorucci che si apre a breve distanza dal cinquantesimo anniversario della morte dell’artista.

In mostra una selezione di opere della Raccolta Mirko Basaldella, acquisita negli anni Settanta, che offrono una panoramica esaustiva dell’ampio spettro di sperimentazioni dell’artista friulano. Infine nello spazio Room, al piano terra, prosegue il ciclo di esposizioni e interventi di artiste donne iniziato con Maria Lai e proseguito con Sandra Vasquez de la Horra, a cui succede Rä di Martino, artista fra le più rinomate del panorama nazionale e internazionale, che presenta a Firenze la sua nuova opera video L’eccezione, curata da Sergio Risaliti e prodotta da Museo Novecento – MUS.E.

Ancora nuove mostre al museo Novecento – dichiara l’assessore comunale alla cultura Tommaso Sacchi – che ormai si configura come spazio espositivo di rilievo e di richiamo nel panorama non solo cittadino. Bice Lazzari, Mirko Basaldella e Rä di Martino sono i protagonisti che ci accompagneranno nei prossimi mesi e che, affiancando la collezione permanente, rinnovano l’offerta di questo piccolo scrigno di arte del Secolo breve. Grazie quindi al direttore Sergio Risaliti per la continua e innovativa ricerca di nuovi progetti culturali che arricchiscono l’offerta contemporanea della nostra città”.

Il Museo Novecento ha un programma coerente di cicli e mostre – spiega Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento – che si susseguono con l’intenzione da una parte di valorizzare la prestigiosa collezione e colmare quelle lacune presenti nonostante la ricchezza del patrimonio civico, e dall’altra aggiornare e aggiornarsi sull’evoluzione dei linguaggi contemporanei. Bice Lazzari nasce nel ‘900, la giovane Rä di Martino – la cui ricerca è apprezzata in Italia e all’estero – alla fine del secolo breve. Della Lazzari presentiamo una importante ed esaustiva antologica a cura di Paola Ugolini in collaborazione con l’Archivio Lazzari. Bice Lazzari ha iniziato la sua carriera dedicandosi alle arti applicate, grazie alle quali ha potuto sganciarsi dalla tradizione figurativa per entrare da protagonista nel mondo dell’arte astratta, in un’epoca in cui alle donne non venivano riconosciuti ruoli da protagonista. Oggi fortunatamente stiamo riscrivendo la storia da un’angolazione ben diversa e infatti non sorprende l’attenzione che a livello internazionale viene rivolta a questa artista. Nel proseguire nella valorizzazione della collezione del museo e dei fondi più cospicui conservati, apre inoltre al pubblico l’importante mostra dedicata a Mirko Basaldella curata da Luca Pietro Nicoletti e Lorenzo Fiorucci. La scelta verte soprattutto sulle sculture, che con suggestioni di arte primitiva e arcaica si dirottano però verso un mondo quasi onirico fatto di archetipi del profondo, grazie al quale l’artista materializza esperienze dell’inconscio personale e collettivo in un’epoca votata e traumatizzata dal dominio tecnologico. Chiude il trittico di mostre Rä di Martino: all’artista romana, protagonista della nuova scena internazionale, il Museo ha commissionato una nuova produzione video affermando in questo modo una mission importante quanto la conservazione ovvero il sostegno alle nuove produzioni artistiche. L’opera dell’artista sta tra il film e la performance così come sta tra il mondo antico degli automi scultorei creati da Dedalo e i replicanti biotecnologici del nostro tempo, in un clima di neoromanticismo dato dalla colonna sonora. Di fronte all’opera restiamo affascinati dalla rinascita e morte del doppio nel quale rispecchiamo le nostre angosce e le nostre speranze”.

 

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