Al Centro Pecci “Comportamento. Padiglione Italia. Biennale di Venezia 1972”

“ Nel ’68 in piena contestazione gli artisti avevano rivolto contro la parete le loro opere e ci furono scontri, le cariche della polizia in piazza S. Marco, poi nel 1972 con il direttore Mario Penelope fui incaricato insieme a Francesco Arcangeli di curare la presenza italiana nell’ala di destra del  padiglione centrale”. A ricordare la Biennale del 1972 è il critico d’arte ottantaduenne Renato Barilli chiamato per un remake al Centro Pecci di “Comportamento. Padiglione Italia. Biennale di Venezia 1972” che sarà inaugurata sabato 6 maggio e che durerà tutta l’estate fino al 24 settembre. Stamattina nella Biblioteca dell’Accademia di Belle Arti la conferenza stampa di presentazione alla presenza di Irene Sanesi, Giandomenico Semeraro,  Fabio Cavallucci, Tommaso Sacchi, Sergio Risaliti e al critico Renato Barilli. Oggi come allora le opere di Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Mario Merz, Germano Olivotto, Franco Vaccari con i video di Gerry Schum occuperanno le quattro sale situate nella parte dell’edificio progettato negli anni ’80 da Italo Gamberini.

Opera o Comportamento” era il titolo completo della mostra italiana, ai due critici il compito di tracciare gli orientamenti dell’arte futura, se ancora legata alla tradizione o nella direzione delle sperimentazioni di quegli anni. E Renato Barilli non ebbe dubbi in merito “ Bisognava iniziare con l’Arte Povera e mi sono rivolto a Mario Merz che mise in mostra il “Vascello fantasma” la barca alla quale aveva applicato la sequenza dei numeri di Fibonacci. Ho scelto Fabro perché accanto al rigore geometrico è sempre stato anche barocco con una capacità unica nella scelta dei materiali. Poi la mia scelta è andata su Germano Olivotto, , le sue fotografie di alberi con i sottili tubicini al neon al posto dei rami ebbero un grande successo. Franco Vaccari l’unico artista vivente e che sarà presente all’inaugurazione aveva realizzato una delle prime operazioni in tempo reale”.

Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio era l’annuncio messo sopra una cabina photomatic, l’inizio di una pratica narrativa e relazionale che avrà grande successo, in molti alla Biennale, famosi e non,   si scatteranno la foto e attaccheranno la strisciata al muro, siamo alle origini della pratica dell’attualissimo selfie. Arriviamo a Gino De Dominicis, protagonista suo malgrado di quella edizione della Biennale per aver esposto, se pur per pochi minuti un ragazzo con la sindrome di Down nella sua stanza destinata ad accogliere la “Seconda soluzione di immortalità”. “All’epoca Gino De Dominicis era attratto dalla capacità di sfidare le leggi della natura e per la Biennale affrontava il tema dell’immortalità,  in lui vedeva un portatore di immortalità, passò un giornalista e fece uno scatto e da quel momento iniziò una forte polemica tra i difensori dell’opera e coloro che la criticavano. Gino De Dominicis fu costretto a rinunciare ma nessuno può dire dove si sarebbe fermato il suo estremo tentativo di ricercare.” L’episodio sarà rievocato al al Museo Pecci con una foto autenticata di Lia Rumma, insieme alla palla, al cubo invisibile e alla pietra che circondavano il protagonista Paolo Rosa. “ Mentre le sue azioni nello sfidare le leggi naturali saranno ben espresse dal video “Tentativo di Volo” che insieme a “Lumaca” di Mario Mertz fanno parte della raccolta Identifications di Geryy Schum che saranno esposti al Pecci. Una mostra, quella al Centro Pecci che si collega felicemente a YItalia. Energia.Pensiero. Bellezza organizzata da Mus.e e  a cura di Sergio Risaliti   che si aprirà il 2 giugno a Forte Belvedere e che riproporrà alcuni degli artisti presenti a Prato.

“Dopo tanti nomi stranieri è il giusto momento per l’arte italiana – ha detto Sergio Risaliti- la necessità di concentrarsi sull’Italia per arricchire l’offerta e consentano un maggiore approfondimento a beneficio del pubblico. La mostra al Forte Belvedere intende intercettare il pubblico e per questo ci siamo spostanti anche in numerosi musei della città. È stata una congiuntura favorevole che ha permesso di mettere insieme le forze per dare più possibilità al pubblico”. Per Fabio Cavallucci direttore del Centro Pecci “ Questa mostra era già in cantiere e nasce da un suggerimento di fare qualcosa per l’arte italiana, cade in un momento importante per il Pecci e Comportamento sta a significare anche la presenza fisica dello spettatore, ambienti in cui il visitatore è attivo come nella mostra in corso di Stefano Pezzato”. “Questa mostra è un patto di prossimità con il Comune di Firenze – ha detto Irene Sanesi – un rapporto di corrispondenza ci lega grazie a un biglieto congiunto di due territori che iniziano a lavorare per il pubblico e i cittadini, facendo diventare il contemporaneo una consuetudine”. “ E’ stata da poco inaugurata dal Sindaco Nardella la carta Contemporaneamente Italia – Ha detto Tommaso Sacchi – in collaborazione con i grandi musei italiani e obiettivo è creare stagioni di mostre complementari sulle tendenze dell’arte italiana e creare una comunità di intenti tra Firenze e la Toscana”.

 

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