Ad Usum Fratris, quando i francescani studiavano le Lettere

La biblioteca di Santa Croce alla metà del ‘400 conserva ben 785 manoscritti, tra Bibbie, scritti di Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno, testi dei padri della scolastica ma anche opere di diritto canonico, non dimentichiamo che fino alla metà del duecento  era sede del tribunale dell’Inquisizione, ma anche testi di autori classici, greci e latini. Per la formazione dei francescani non mancavano opere di grammatica, testi astronomia e medicina, oltre ai libri necessari per la predicazione come passionari, omeliari e copie della vita di S. Francesco e di S. Chiara. Molti di questi libri, 734 per l’esattezza,  confluirono alla Biblioteca Laurenziana nel 1766 per decreto del granduca Pietro Leopoldo.

Oggi una selezione di 53 codici, tra i più antichi, miniati tra l’XI e il XIII secolo sono esposti alla Biblioteca Medicea Laurenziana nella mostra dal titolo “Ad usum fratris”. Seguita dal nome del frate che lo utilizzava per lo studio, era questa infatti  la nota di possesso scritta all’inizio di ogni libro, in quanto si trattava di un uso “ a vita”, dopo il libro sarebbe stato messo a disposizione della biblioteca del convento. Solo i libri necessari per la formazione spirituale e la preghiera, insieme al vestiario erano gli unici oggetti consentiti ai francescani  e che avrebbero permesso il mantenimento del voto di povertà.

Alla fine del XIII secolo la biblioteca del convento di Santa Croce è un luogo di attrazione per la classe intellettuale e fu importante il ruolo svolto dai francescani anche nella cultura figurativa, alcuni furono acquistati anche in Francia durante gli studium. L’esposizione inizia con esemplari di Bibbie, la conoscenza delle sacre scritture era fondamentale a cui fanno seguito libri di diritto canonico per poi arrivare all’ultima stanza in cui sono state collocate opere di filosofia e grammatica. Tra i libri maggiormente letti durante il medioevo spicca un Libro di Giobbe  di piccolo formato ma con una miniatura bizantina  in evidenza risalente al 1100 e  alcuni volumi che fanno parte della Bibbia acquistata a Padova da Enrico de’ Cerchi e donata a S. Croce, interessanti inserti di glosse che spiegano  il testo da leggere.

Nella seconda sala che è dedicata ai Padri e ai dottori della chiesa  alcuni libri di grande formato del “De Moralia” di Gregorio Magno con decorazioni aniconiche, miniate solo all’inizio del testo, in cui figurano tralci, elementi geometrici o vegetali, immagini stilizzate tipiche del XII secolo. Da segnalare poi il fatto che per i francescani le miniature erano tollerate solo se esplicative per il testo e comunque si trattava di decorazioni molto semplici. Infine il “Decretum Gratiani” testo fondamentale del diritto canonico riproposto in diverse edizioni e testi per lo studio basilare, Aristotele tradotto in latino, Prisciano per lo studio di retorica e sintassi latina. Stemperando in questo modo la regola “non curent nascientes litteras discere” ( coloro che non sanno di lettere non si preoccupino di apprenderle). La mostra arricchita da supporti multimediali  sarà aperta al pubblico fino al 25 giugno e dal 5 settembre al 7 gennaio.

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