Thayath, un futurista eccentrico. Sculture, progetti, memorie” alla Galleria Russo

Questo modello starà bene per tutti i personali di grandezza media” si legge nel cartamodello dove sono segnalate tutte le indicazioni per il corretto “Taglio della Tuta”. L’abito universale per eccellenza, destinata a tutti senza distinzioni sociali, ideata a T, secondo linee rette, in canapa o cotone grezzo. Quando si nomina Thayaht è impossibile non fare riferimento a lei, la “Tuta”, emblema del suo percorso artistico e sintesi tra estetica e funzione, eleganza ed economia. Molto più ampia e globale è al contrario  l’arte di Ernesto Michahelles e a rendergli omaggio è una grande esposizione alla Galleria Russo, nella sede di Roma, in corso fino al 2 marzo dal titolo “ Thayath, un futurista eccentrico. Sculture, progetti, memorie” curata da Daniela Fonti con la consulenza dell’Archivio Seeber Michahelles e l’associazione per il patrimonio e la promozione della figura e dell’opera di Ernesto e Ruggero Alfredo Michahelles. Circa duecento opere tra sculture, disegni, e dipinti che vanno dal 1913 al 1940 a  tracciare il percorso creativo di un artista che nel corso della sua vita si cimentò in molteplici ambiti, pittura, scultura, moda, arti applicate, scenografia, illustrazione grafica e pubblicitaria, oreficeria, arredamento: artista eclettico ed innovatore, antesignano di nuove sensibilità artistiche. E’ sempre nel 1919, l’anno della “Tuta”, inventata insieme al fratello RAM, che realizza il logo della casa di moda francese Vionnet, con la quale collaborerà, un peplo a forma di “V” sorretto da una figura impostata su una colonna ionica, costruendo una perfetta armonia tra il corpo della donna e l’abito, in sintonia con la moda Decò del periodo. Verso la fine degli anni ’20 entra in contatto con il Futurismo toscano ed inizia la sua produzione plastica “… una produzione non molto estesa ma di estrema originalità, che costituisce uno dei vertici della ricerca plastica del Futurismo rilanciatosi ai primi anni Trenta” – afferma la curatrice Daniela Fonti. Ed ecco che in mostra troviamo alcune delle sculture più celebri come : La Bautta, Il Violinista, la Sentinella, il Flautista, il Tennista, i Pesci, e il celebre Tuffo realizzato per la Biennale di Venezia del 1932. La rassegna accoglie anche una serie di disegni provenienti dai taccuini privati ed eseguiti tra le due guerre in Versilia dove trascorreva diversi mesi all’anno. Un’esposizione che per la ricchezza e la varietà delle opere esposte ricostruisce la complessa personalità di Thayath nell’arte del Novecento europeo. Un catalogo con testi critici  di Daniela Fonti, Carla Cerutti e un ricordo di Elisabetta Seeber, accompagna la mostra nella galleria romana. Info: www.galleriarusso.com

 

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