L’archivio di Maurizio Nannucci per Top Hundred al Marino Marini

La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte modifica il rapporto delle masse con l’arte. Da un rapporto estremamente retrivo, per esempio nei confronti di un Picasso, si rovescia in un rapporto estremamente progressivo, per esempio nei confronti di un Chaplin. Ove l’atteggiamento progressivo è contrassegnato dal fatto che il gusto del vedere e del rivivere si connette in lui immediatamente con l’atteggiamento del giudice competente. Questa connessione è un importante indizio sociale”. Scriveva così Walter Benjamin nel 1937 nel suo saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, manifesto di un nuovo significato sociale dell’arte che, perdendo l’aura dell’unicità, a seguito della sua riproduzione tecnica, il “qui e ora” della creazione artistica, la desacralizza facendola diventare un fenomeno alla portata di tutti.

Ed è questo in sintesi  il principio che sta alla base di tutta una produzione di multipli d’arte la cui tradizione risale al Futurismo ripresa con particolare enfasi negli anni ’60, quale mezzo democratico per diffondere e far circolare la propria arte. Un universo fatto di edizioni, libri, video, riviste, oggetti, ephemera di cento artisti, protagonisti della scena internazionale dagli anni ’60 ad oggi raccolti da Maurizio Nannucci, è la mostra “Top Hundred” appena inaugurata al Museo Marino Marini e che dopo la tappa del Museion di Bolzano arriva a Firenze, e si inserisce nel percorso degli archivi contemporanei a cui ha dato  vita il Museo Marino Marini con le mostre già ospitate, quella della collezione privata di Alessandra Marchi del  “Centro Di” e l’archivio di libri d’artista contemporanei di Gregorio Magnani. Un percorso trasversale, attraverso l’arte degli ultimi cinquanta anni che proviene dalla collezione di Zona Archives, iniziata  nel 1967 dall’artista fiorentino, di cui  si è da poco conclusa una mostra antologica al MAXXI di Roma, un progetto in divenire in cui ad ogni presentazione si restituisce l’immagine di un archivio aperto e in cui Top Hundred, a cura di Andreas Hapkemeyer rappresenta uno statement di allestimento e contenuti.

Lo stesso Nannucci ne ha curato l’allestimento, nell’ultima sala del Museo Marino Marini e nel corridoio che si affaccia  sulla grande sala principale, Top Hundred è una felice incursione in tutta una produzione collaterale all’opera d’arte in senso stretto che attraversa tutti i continenti e che da Duchamp giunge fino a Joko Ono, passando per Cage e Debord, dalla poesia concreta a Fluxus, dall’arte concettuale agli orientamenti più recenti. Tra le rarità in mostra manifesti Fluxus e le “scatoline” a tema  di George Macunias , un multiplo di Damien Hirst realizzato da Gagosian, un puzzle di Boetti, un libro d’artista di Piero Manzoni,  in sottofondo le registrazioni di Zona Radio, l’emittente autonoma nata negli Sessanta, la prima radio d’artista, nata qui a Firenze, sulle sponde dell’Arno. www.museomarini.it

 

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