In onore di Aldo padre dei tipografi a 500 anni dalla morte

L’Hypnerotomachia Poliphili, ovvero “l’amoroso combattimento onirico di Polifilo” è considerato il più bel libro illustrato del Rinascimento e tra i capolavori usciti dalla bottega di Aldo Manuzio. Stampato a Venezia nel dicembre  del 1499 contiene molte xilografie di autore ignoto, alcuni le attribuirebbero al Mantegna e narra di un viaggio iniziatico che ha per tema la ricerca della donna amata secondo la tradizione dell’amor cortese e insieme alle “Epistole di Santa Caterina” in cui per la prima volta viene sperimentato il corsivo e il “De Aetna” di Pietro Bembo rappresenta il punto più alto della produzione aldina. Tutti e tre i rari incunaboli e molti altri pezzi rari sono in mostra alla Pinacoteca Ambrosiana che in occasione dell’anniversario dei Cinquecento anni dalla scomparsa di Aldo Manuzio ( 1449 – 1515),  fino al 28 febbraio ospita la mostra “Aldo Manuzio in Ambrosiana”  a cura di Marina Bonomelli e Angelo Colombo con la partnership di Generali Italia.

Tra i principali stampatori europei dell’età moderna, è Aldo Manuzio in Italia ad inaugurare la produzione su larga scala del libro e a contribuire alla diffusione del sapere umanistico attraverso la stampa dei testi greci e latini, senza contare il contributo innovativo nel proporre per la prima volta il libro in formato tascabile “ libelli portatiles in formam enchiridii” ,  l’uso della punteggiatura tra cui l’invenzione del punto e virgola e il carattere romano creato dall’intagliatore Francesco Griffo, ancora oggi una pietra miliare e modello insuperabile di eleganza formale.

La mostra arricchita da strumenti tipografici dell’epoca che provengono dalla collezione dell’editore Enrico Tallone copre l’intera attività di Manuzio dall’Erotemata di Costantino  Lascaris il primo libro stampato il 28 febbraio del 1495 al De rerum natura di Lucrezio l’ultimo da lui stampato nel gennaio del 1515 e appartenuto al cardinale  Federico Borromeo. In mostra anche il maggior lavoro di Aldo, l’Aristotele greco, prodotto in cinque volumi dal 1495 al 1498 e oggi considerata l’opera tipografica più grande del Quattrocento e il Virgilio del 1501,la prima edizione in ottavo e in corsivo del  Virgilio che ne permise la diffusione in tutta Europa e con essa la  rinascita della cultura classica a cui fecero seguito Orazio, Marziale, catullo, Cicerone, Lucano, Dante, Omero e Cesare.

Non mancano le opere frutto della collaborazione con Erasmo da Rotterdam come Hecuba & Iphigenia del 1507 e gli Adagia del 1508 e alcuni pezzi miniati, il Catullo del 1502 con una cornice dorata con busti di profilo, racchiusi in medaglioni su fondo nero e l’Origene del 1504 decorato con capolettera in oro e bordatura floreale lungo il margine, oltre a un Quintiliano del 1514 proveniente dalla biblioteca Fagnani.

Del resto il fondo aldino della Biblioteca Ambrosiana con i suoi complessivi 296 esemplari è uno dei più rilevanti a livello internazionale, sono infatti 107 le edizioni originali sulle 131 uscite dai torchi di Manuzio dal 1494 al 1515 e quasi la totalità delle edizioni di Aldo sono qui rappresentate, altre biblioteche italiane che custodiscono considerevoli fondi aldini sono la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e le fiorentine Biblioteca Nazionale Centrale e la Biblioteca Medicea Laurenziana.

 

 

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