I capolavori ritrovati al Museo dell’Opera del Duomo di Arnolfo di Cambio e Tino da Camaino

Tornerà nella sua posizione originaria occupata nel timpano della porta meridionale della facciata di Santa Maria del Fiore, forse unico pezzo originale tra gli elementi che compongono la Dormitio Virignis, all’interno dello straordinario  modello a grandezza naturale dell’antica facciata del Duomo di Firenze che ogni volta suscita meraviglia,  nella sala del Paradiso al Museo dell’Opera del Duomo a Firenze. L’Apostolo, una statua in marmo alta 118 cm e larga 38, 5 , porta la firma di Arnolfo di Cambio e insieme ai due angeli reggidrappo che facevano parte della tomba del Vescovo Antonio d’Orso,  opere del senese Tino da Camaino, sono state acquistate dalla Galleria Mehringer Benappi in occasione dell’ultima Biennale Internazionale dell’Antiquariato e da oggi saranno visibili al pubblico in visita al museo. Un evento eccezionale che riporta nella sede per la quale furono realizzate tre opere trecentesche che risalgono alla fase iniziale della costruzione della cattedrale, avviata nel 1296 da Arnolfo di Cambio. Capolavori ritrovati che tornano alle loro origini, ognuno con una storia da raccontare. La statua dell’Apostolo venne rimossa nel 1587 quando la facciata del Duomo venne distrutta per volere del Granduca Francesco I, passando nell’800 dai depositi dell’Opera di Santa Maria del Fiore alle collezioni dei marchesi Torrigiani. La posizione delle braccia lascia presupporre che sostenesse il lenzuolo funebre della Vergine dormiente, la cui statua originale è conservata al Bode Museum di Berlino. “Quasi tutti gli altri elementi del gruppo della Dormitio Virignis esposto al Museo dell’Opera del Duomo sono copie – ha detto  il Direttore del Museo Monsignor Timothy Verdon – e così il ritorno di questa importante scultura originale è particolarmente significativo per il Museo”. Gli angeli reggi drappo, rilievi di forma triangolare delle dimensioni 36,5 e 35 e alla base larghi 57,5 e 56, 8,  invece  furono realizzati nel 1321 e andavano a decorare la cimasa del perduto tabernacolo architettonico del monumento sepolcrale del Vescovo Antonio D’Orso , inserite nel frontone. Due angeli inginocchiati destinati a tenere i lembi di un drappo che alludeva invece  alla Elevatio animae del prelato, l’elevazione a Dio della sua anima dopo la morte. Il monumento spostato più volte all’interno del Duomo fu riportato nella sua posizione originale solo nel primo Novecento, le due sculture saranno esposte nella sala delle Navate del Museo.

 

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