“Fece di scoltura di legname e colorì”, gli Uffizi celebrano la scultura lignea dipinta del ‘400

Rinvigorita dal recente restauro e valorizzata in posizione di rigore nella copertina del catalogo c’è anche il “San Giovanni Battista” conservato nella Pieve di San Romolo  Bivigliano e di recente attribuito a Francesco da Sangallo nella mostra dedicata alle sculture del Quattrocento in legno  dipinte dal titolo “Fece di scoltura di legname e colorì”  a cura di Alfredo Bellandi  che si apre  oggi  agli Uffizi, fino al 28 agosto , ieri la presentazione alla stampa. Un tema sicuramente di nicchia e più noto solo agli addetti ai lavori, quello della scultura dipinta del Quattrocento fiorentino che ebbe in Margrit Lisner, a cui la mostra dedicata, e in Alessandro Parronchi, due dei suoi più grandi studiosi e che oggi si offre per la prima volta a un pubblico più ampio che potrà ammirare un nucleo di cinquanta importanti opere tra crocifissi, statue di santi, tra cui numerose dedicate a  San Giovanni Battista,  la Maddalena, San Sebastiano,  polittici, statue per l’arredo liturgico e dipinti .

Se Donatello e Brunelleschi con molta probabilità, dipingevano, oltre a modellare,  la loro statuaria in legno, in quanto la policromia insieme all’intaglio era un elemento essenziale per il raggiungimento del naturalismo perseguito, molti scultori facevano ricorso ai pittori per questo compito. Neri di Bicci che aveva una bottega in Porta Rossa era molto richiesto a questo scopo e dipinse i busti intagliati di Desiderio da Settignano e i crocifissi di Benedetto da Maiano, nelle sue “Ricordanze”,  il cui manoscritto orignale è  presente in mostra,  in particolare segnala la  stretta collaborazione con il monaco scultore don Romualdo da Candeli e  ben testimoniato dalla “Maddalena” conservata nel Museo della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli e presente in mostra. 

“ Siamo davanti al Lacoonte del Baccio Bandinelli – ha detto il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – alla galleria degli Uffizi che nasce come galleria delle statue, era doveroso dedicare una mostra alla scultura dipinta e alla pittura che si fa tridimensionale, un aspetto importante di questa mostra” E ancora il direttore degli Uffizi nota “ grazie a nuovi studi e per via di fortuiti ritrovamenti, statue meravigliose sono liberate da una segregazione secolare nel buio delle cappelle, altre rivestono nuovi panni dopo restauri accurati, altre ancora trovano una più consona collocazione attributiva. Si scopre che la scultura toscana era molto più cosmopolita di quanto si pensi: assorbiva le migliori  novità d’oltralpe e iberiche e prendeva a prestito gli ornati dell’oreficeria francese”.

“ Nella scultura lignea – ha detto Daniela Parenti – l’aspetto policromo è fondamentale nel Medioevo fino alla fine del ‘500, il tondo Doni- opera che parte del circuito della mostra – attesta la collaborazione esistente tra pittori e scultori, una distinzione nel 400 ancora abbastanza netta. Alcuni scultori affidano a pittori il completamento della parte pittorica Neri di Bicci con Desiderio da Settignano, Cosimo Rosselli con Benedetto da Maiano. La maggior parte delle opere sono destinate alla devozione e su alcune di loro sono state ritrovate fino a otto strati di ridipittura. Il lavoro del restauro è stato fondamentale per riportare alla luce l’aspetto originale e poiché la maggior parte delle sculture si trovano ancora oggi nelle chiese, la mostra è stata un’occasione importante per intervenire nella tutela di queste opere”.

“ E’ una mostra pensata girando per chiese di boschi e città – dice il suo curatore Alfredo Bellandi nel riprendere la parole di Parronchi – quella lignea policroma è una scultura che va cercata che spesso non si vede, molte sono state ridipinte e camuffate ai nostri occhi. Il San Giovanni Battista che è conservato nella Pieve di Bivigliano che conserva altri tesori d’arte, in pochi l’hanno visto, la vediamo un po’ martoriata perché negli anni ’50 era stata ridipinta per farla apparire in marmo, ma questo poteva accadere anche in una Chiesa di Firenze. La specificità è l’ispirazione devozionale e l’opera che esemplifica è il tabernacolo di San Sebastiano nella Chiesa di Sant’Ambrogio dipinto da Filippino Lippi. Le novità che vengono portate in mostra provengono dalla provincia italiana, grandi capolavori che incidono sulla cultura fiorentina”.

Come il San Giovanni Battista di Giovanfrancesco Rustici proveniente dalla Chiesa di San Martino di Abeto di Preci un piccolo centro della Valnerina che aveva stretti rapporti con la Toscana e in particolare con Firenze come testimoniato anche dal Vasari.  In visita all’anteprima della mostra anche Vittorio Sgarbi che  il 23 sarà all’Ohihall con il suo spettacolo dedicato alla figura del  Caravaggio.

 

 

 

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