Eventi. Una “biblioteca vivente” al St. Regis a Firenze per abbattere stereotipi e pregiudizi

 Nella biblioteca di “libri viventi” sulla balconata dell’hotel St. Regis giovedì i dipendenti dell’hotel hanno scelto quale “lettura” prendere in prestito, se iniziare da “Donna siriana in Libano” o da “Malato calvo”, per continuare con “La terrona” o “La terrorista”, per affrontare “A piedi dall’Afghanistan” o “La ragazza col velo”. Hanno scelto cioè di quale persona ascoltare la storia, in una conversazione a tu per tu che nasce per discutere di esperienze e valori, per abbattere i pregiudizi.

Il workshop sulla diversità in azienda organizzato al St. Regis di piazza Ognissanti fa parte del progetto EMME – Enteprises Meet Migrants for Employment finanziato dall’Unione Europea di cui è capofila per l’Italia la cooperativa Il Cenacolo, che collabora con Co&So, Concooperative Toscana, Fondazione Adecco per le pari opportunità. Il progetto della durata di due anni, ha come obiettivo l’inclusione lavorativa dei migranti e parte da un percorso di sensibilizzazione delle aziende per poi passare a un percorso di formazione per i migranti che si include con l’inserimento in un ambiente lavorativo.

Il workshop al St. Regis è stato organizzato in collaborazione con l’associazione Pandora seguendo il metodo della Human Library, un metodo che viene dalla Danimarca e che in genere si svolge nelle piazze, per abbattere, attraverso la narrazione di storie di vita, gli stereotipi. “I libri viventi” sono persone consapevoli di appartenere a minoranze soggette a stereotipi e pregiudizi e che si sono “allenate” alla narrazione.

La “biblioteca vivente” del St. Regis ha ospitato 32 titoli che sono stati “letti” da una settantina di dipendenti dell’hotel fiorentino. Hanno partecipato al workshop nella parte di “libri viventi” migranti provenienti dalle case di accoglienza gestite dal Cenacolo ma anche altri rappresentanti della società civile, omosessuali o transessuali.

“Si capisce subito quanto questi workshop siano esperienze preziose – spiegano gli organizzatori – perché alla fine delle ‘letture’ i partecipanti sono chiamati a fare una recensione e ogni volta la valutazione è positiva, ma non solo, c’è chi si commuove, chi finisce per abbracciare il suo ‘libro’. Una ragazza ha spiegato chiaramente di non aver mai speso prima del tempo per parlare con chi è emigrato dal proprio Paese e ha cercato rifugio altrove, pur ascoltando continuamente notizie sull’immigrazione, questa opportunità le è servita a capire molto di più di un fenomeno quanto mai attuale. Il contatto reale, il confronto con l’altro ti cambia sempre un po’ ed è una strada che vale la pena percorrere per combattere i pregiudizi”.

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