A Montelupo la ceramica contemporanea è Materia Prima

Entra nel vivo “Materia Prima, la ceramica dell’arte contemporanea”, un grande progetto curato da Marco Tonelli e organizzato dalla Fondazione Montelupo onlus e sostenuto del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, nell’ambito di Cantiere Toscana Contemporanea promosso dalla Regione Toscana che coinvolge la città di Montelupo Fiorentino, uno dei maggiori centri di produzione della ceramica in Italia, dove sabato 19 marzo nel Palazzo Podestarile, già sede del museo di Montelupo, si inaugura una mostra di carattere storico che ha come protagonisti Leoncillo Leonardi, Giuseppe Spagnulo, Luigi Mainolfi, Giacinto Cerone, Giuseppe Ducrot, ecco alcune già alcune immagini delle opere allestite a cura del grande fotografo Aurelio Amendola. Sempre nella stessa sede ci sarà anche Project Room, a cura di Lorenzo Cianchi, che vedrà la realizzazione di  interventi di giovani artisti: Christian Frosi e Diego Perrone, Nero/Alessandro Neretti, Morgane Tschiember e Irene Lupi. Sabato anteprima per alcuni lavori  di Sculture in città la sezione del progetto che ha impegnato sette artisti contemporanei del calibro di Ugo La Pietra, Hidetoshi Nagasawa, Fabrizio Plessi, Gianni Asdrubali, Loris Cecchini, Bertozzi & Casoni e Lucio Perone che in questi mesi hanno lavorato in stretto contatto con le aziende locali e gli artigiani del settore per la creazione di opere site specific in ceramica, facendo della città di Montelupo un vero e proprio cantiere aperto.

La mostra storica  a Palazzo Podestarile arriva proprio in occasione del centenario della nascita di Leoncillo Leonardi (1915 – 1968), insieme a Fontana lo scultore italiano che più di ogni altro ha saputo rinnovare il linguaggio plastico. Il percorso espositivo inizia con le opere di Leoncillo, tra cui la vertiginosa coppia Tempo ferito, che introducono a quattro ambienti, ognuno dei quali dedicato ad uno degli artisti scelti. Giuseppe Spagnulo presenta sculture recenti, realizzate appositamente, corrose e capaci di esprimere un senso tellurico e violento del lavorare la materia. Seguono quelle di Luigi Mainolfi, legate alla natura e alla forma installativa e ambientale: una grande Chioma del 1985, sua celebre opera a parete, e una serie di sfere di varie dimensioni disposte a terra. Giacinto Cerone è presente con alcune opere, esposte per la prima volta in un ciclo, che prende spunto dal suo omaggio a Gina Pane. La mostra si conclude con una rivisitazione e destrutturazione dell’idea di monumento sepolcrale, figura sdraiata e scultura orizzontale del più giovane Giuseppe Ducrot. Per la sezione sculture in città i tre progetti che saranno presentati in anteprima il 19 marzo saranno quelli di Gianni Asdrubali, Fabrizio Plessi e Lucio Perone.

Il grande muro fluido e veloce di Gianni Asdrubali, segnale visivo di forte impatto per chi accede al centro storico di Montelupo, sarà posizionato al limite degli argini del fiume Pesa. Sarà una vera e propria parete di dodici metri di lunghezza per tre di altezza, formata da due pannelli staccati di sei metri ciascuno, e composta da formelle quadrate di 60 cm, dipinta col tipico colore zaffera che contraddistingue tante ceramiche smaltate rinascimentali della zona e che si confà a un pittore gestuale come lui.

Nella Fornace storica ora nel complesso del Palazzo Podestarile, Fabrizio Plessi riprodurrà in terracotta una trentina di monitor di un televisore degli anni Cinquanta come fossero reperti di uno scavo del futuro. L’artista che si contraddistingue per l’uso della tecnologia e della video-installazione, di cui è uno dei pionieri in Italia fin dagli anni Settanta, non ha voluto qui utilizzare alcun apparato tecnologico ma interpretare il senso stesso del titolo della rassegna Materia Prima alla lettera, declinandolo all’iconografia tipica delle sue opere.

Ultima di questa prima fase, l’opera di Lucio Perone, il più giovane dei sette artisti, che ha scelto di intervenire sul pozzo dei Lavatoi, luogo a cui si fa risalire la storia della ceramica di Montelupo. Perone riprodurrà una sorta di scavo ideale, un gran mucchio di vasi che emergono dal pozzo stesso e un uomo in terracotta smaltata, inginocchiato in una posa a metà tra preghiera e scavo, che tra i detriti emersi prende tra le mani un frammento, come fosse una reliquia, l’inizio di una nuova storia. Le varie sezioni della mostra saranno documentate in due cataloghi editi da Gli ORI, editori contemporanei, Pistoia.

5 Giuseppe Spagnulo Amadigi I 2015 terracotta 126x35x35 cm ph Aurelio Amendola bassa

 

 

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