Legati da una cintola L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città al Palazzo Pretorio di Prato

Prende spunto dal Sacro Cingolo, simbolo identitario della città di Prato l’importante  mostra aperta a  Palazzo Pretorio di Prato dal titolo Legati da una cintola – L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città  a cura di Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli che accende un fascio di luce intenso sull’arte del Trecento, periodo di grande prosperità con le committenze ad artisti come Giovanni Pisano e Bernardo Daddi che diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto civico.

Oltre 60 opere, con al centro la ricostruzione della pala di Bernardo Daddi che tornerà a farsi ammirare nella sua interezza, una ricca serie di dipinti, sculture e miniature per raccontare la città e il suo patrimonio di cultura e bellezza e restituire il fascino di una storia che si legge come una favola e che rimarrà aperta al pubblico fino al 14 gennaio.

La mostra, organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con la Diocesi di Prato, a cura di Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, inaugura i nuovi spazi espositivi del Museo recuperati nell’attiguo edificio dell’ex Monte dei Pegni.

 L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verdolino, broccata in filo d’oro con ai capi due cordicelle per legarla. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.

Precursore della diffusione al di fuori dei confini locali del mito legato alla Cintola mariana fu probabilmente lo scultore romanico conosciuto come Maestro di Cabestany. Attivo nel Roussillon e in Toscana, a Prato realizzò i capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano, il Maestro di Cabestany apre il percorso espositivo con la lunetta realizzata per la chiesa di Cabestany che raffigura la  prima attestazione in Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola.

Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala di Bernardo Daddi, una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso. L’opera, commissionata nel 1337-1338, nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del dono della Cintola a San Tommaso e del successivo arrivo della reliquia a Prato, grazie al pratese Michele (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (opera in arrivo dai Musei Vaticani) e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso dal Metropolitan Museum di New York.

Per meglio contestualizzare la pala del Daddi saranno esposte altre opere del pittore giottesco appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena narrativa Un nucleo scelto di cintole profane del secolo XIV documenteranno la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto nell’elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio. Seguirà una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni dell’iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell’arte toscana del Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permetterà di apprezzare la diversa interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la Cintola, e in area senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo.

Il percorso espositivo proseguirà presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra toscana, dove prevale il tema della Madonna della Cintola col solo San Tommaso, con la selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito Cintola: la Saranno infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive che accompagnarono il culto della Cintola stessa e l’ostensione: le preziose custodie, le suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici aiuteranno a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le testimonianze librarie e archivistiche. Si presenteranno anche testimonianze del culto della Cintola nel Duomo di Pisa.

Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.

 

La reliquia della Cintola della Vergine, rilasciata a San Tommaso e dopo avventurose peripezie pervenuta a Prato nel 1141, rappresentò un vero e proprio mito identitario, in cui l’intera città si riconobbe nel periodo della sua più tumultuosa crescita, fra Due e Trecento.

La venerata cintura, custodita nella cattedrale di Santo Stefano e nell’occasione resa visibile da vicino in una teca apposita, nella cappella a lei consacrata, è stata per secoli il tesoro più prezioso della città, contribuendo a rafforzarne il prestigio e l’identità in un avvincente intreccio di devozione, arte e tradizione.

La mostra intende raccontare questa storia, che affonda le sue radici nel sec. XII, quando uno scultore attivo in Spagna e in Toscana, autore dei capitelli del chiostro della cattedrale, il Maestro di Cabestany, per la prima volta scolpì la Vergine che consegna la Cintola a Tommaso, in un rilievo che in via del tutto eccezionale sarà esposto a Prato.

Attorno a questa reliquia, disputata fra chiesa e comune, crebbe per gradi la fabbrica gotica dell’allora prepositura di Santo Stefano, fino alla realizzazione di una cappella apposita presso l’ingresso, affrescata da Agnolo Gaddi tra 1392 e 1395, e del pulpito di Donatello e Michelozzo per l’ostensione periodica, sull’angolo della nuova facciata. Nel 1312 il pistoiese Musciattino aveva tentato di rubarla: venne punito a morte e in seguito si curò un nuovo allestimento in una cappella a lato della maggiore, per cui Bernardo Daddi tra 1337 e 1338 dipinse un’importante pala. Cuore spettacolare della mostra è la ricostruzione di questa tavola dell’Assunta, divisa fra Prato, la Pinacoteca Vaticana e il Metropolitan Museum di New York, arricchita da due predelle che raccontavano la migrazione della reliquia da Gerusalemme a Prato e, in parallelo, quella del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma.

 

 

 

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