100 anni di storia Buccelati al Museo degli Argenti

In esposizione anche un gioiello “prezioso, ancorchè bizzarro” e da indossare come “serto ombelicale” ovvero la collana in oro giallo decorata con rubini e berillo dono di Gabriele D’Annunzio alla sua Eleonora Duse, insieme ad altri preziosi oggetti del Vate, bracciali, portagioie, portasigarette, segnalibri, tutti di raffinata fattura e realizzati appositamente dall’amico e fondatore del celebre marchio, Mario Buccellati. Al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti è in corso la mostra “I tesori della Fondazione Buccellati. Da Mario a Gianmaria 100 anni di storia dell’arte orafa” a cura di Gianmaria Buccellati, Rosa Maria Buccellati e Riccardo Gennaioli. Oltre cento opere, tra gioielli, lavori di oreficeria e di argenteria disegnati da Mario “Il principe degli orafi” come amava definirlo D’Annunzio e Gianmaria Buccelati, eredi della tradizione italiana fiorita nel Rinascimento con Benvenuto Cellini. E’ grazie a Gabriele D’Annuzio, testimonial ante litteram, che lo “stile Buccellati” viene conosciuto e apprezzato dalle case regnanti, da pontefici e uomini di cultura. Nella sezione dedicata al fondatore, Mario Buccellati ( Ancona, 1891- Milano 1965) esposti alcuni tra i pezzi più preziosi tra bracciali, spille e una bellissima tiara, lavorati a “tulle” o a “nido d’ape” in cui la finezza del traforo è esaltata dall’incastonatura delle pietre preziose. A seguire i capolavori di Gianmaria Buccellati ( Milano, 1929) che ha iniziato all’età di dodici anni a disegnare gioielli. “Volevo rubare – dice – i segreti di mio padre, così da poterli aggiungere ai miei e in questo modo acquisire un’identità differente dalla sua. Ognuno di noi procede con il proprio istinto , avendo però assimilato i principi e le tecniche della nostra storia”. Grande fonte di ispirazione fu per lui la visita al Museo degli Argenti nel 1968, tanto da ispirare una serie di Oggetti preziosi , coppe, vasi, scatole che fanno parte della sua collezione personale e che oggi sono eccezionalmente in mostra come la “Coppa dell’Amore” ( 1975) di ispirazione rococò e lo “Scrigno mediceo” prezioso manufatto a forma decagonale in cui trovano sintesi i volumi rinascimentali, i disegni decorativi delle formelle e colori dell’oro, dell’acciaio e dei brillanti. Il “Cratere delle Muse” ( 1981) invece si rifà alla purezza delle forme neoclassiche, una coppa in giada che celebra il mito delle nove divinità delle arti nella tradizione greca, i cui nomi sono incisi alla base ed è impreziosita da oltre duemila zaffiri cabochon.

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